di Pierfranco Bruni
Ti ho cercata e il tuo telefono non ha risposto.
Poi mi è stato detto di cercarti al centro messaggi.
Sono andato ed eri appena andata via.
Sono andato nello spazio chiamato Andata via e neppure lì ti ho trovata.
Sono andato nella piazza di nome Trovata e neppure lì c’eri.
Allora mi sono fermato un po’.
Ho rifatto il tuo numero di telefono e una voce di donna
mi ha consigliato di lasciare un messaggio.
Non ho lasciato alcun messaggio.
Mi sono incamminato.
Sai dove ti ho trovata?
Nel mio cuore e nella mia anima.
Ho preso le tue mani e le ho portate alle labbra
e ti ho amata.
Senza parole.
Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento
o non raggiungibile
o momentaneamente occupato.
Ma se io ti ho trovata non ha più senso.
Poi abbiamo danzato fino a notte.
E ancora per altre notti ancora sino a mille notti
amore mio.
Siamo rientrati tardi
e tu mi hai sorriso
e mi hai detto: Scemo ti amo.
Io fortemente ti ho abbracciata
e siamo rimasti tra le nostre braccia
avvinghiati come l’edera
tra il suono delle onde nel vento
in un mugghiare
di respiri al canto
di Verde luna.
Il suono delle onde
ha giocato con il ritmo del vento
e i tuoi occhi
sono diventati i miei occhi.
Quella sera a Durazzo
i tuoi riccioli di sale
si sono intrecciati
tra le mie dita.
Il numero che lei ha composto
è inesistente.
Poi ho guardato la luna
e ho ascoltato la tua voce:
C’erano una volta i destini e la favola…