di Carlo Zannetti
Ebbene sì, mi ricordo come fosse ieri, ho appoggiato le mani su quel cancello rosso che spunta come un fungo tra il verde di Woolton, un bel sobborgo a sud di Liverpool in Gran Bretagna.
In quel luogo incantato ci sono anche due piccole colonne con buffi e larghi “copricapi” che lo sostengono dai lati, mostrando con fierezza la scritta bianca “Strawberry Field”. Era il 1989, ed io in quel preciso momento ero del tutto consapevole di toccare e di vedere un immagine di grande valore, perché in qualche modo poteva avvicinarmi al grande John Lennon, il quale fin da ragazzino conservava intatto nel suo cuore e nei suoi occhi il perenne ricordo di quei luoghi tanto amati.
Ancora oggi sono convinto che poche persone sarebbero in grado di descrivere la dolce sorpresa che si prova nel trovarsi all’improvviso di fronte a quella piccola, paffuta e per certi versi artistica costruzione di ferro colorato che sembra non delimitare nulla e che invece per John Lennon rappresentava una sorta di magico divisorio che separava la dolce pura fantasia di un bambino dalla dura realtà della vita di un adulto. Al di là di quel cancello il tempo scorre lento e ti puoi facilmente ritrovare inghiottito dalla genialità di un grande artista che nella canzone “Strawberry Fields Forever”, ti trascina in un luogo dove nulla é reale.
Chi era John Lennon ?
John Lennon non era per nulla un uomo complicato, tossicodipendente e con grandi segreti abilmente nascosti tra i volti della foto di copertina del celeberrimo album dei Beatles “Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band” o tra strampalate frasi di carattere esoterico pronunciate al contrario in qualche sua registrazione. John, secondo quanto affermato dalla sua prima moglie Cynthia Powell oltre che da altri testimoni diretti , amava stare in casa, amava i suoi figli, era molto onesto, non mangiava carne e viveva con alcuni gatti.
Un vero genio, che nello scorrere di questa strana notte, mi sento di definire una sorta di Achille del ventesimo secolo. Avete capito bene, proprio il famosissimo eroe della mitologia greca, colui che oltre ad essere un semidio, secondo una delle tante leggende era invulnerabile perché protetto da un armatura divina e perché era stato immerso da bambino nelle magiche acque del fiume Stige. Fu sua madre Teti una ninfa, una divinità, che per bagnarlo del tutto lo aveva tenuto per il tallone destro e lo aveva reso così invincibile ma con quell’unico punto indifeso. Il famoso tallone di Achille. Tra l’altro il celebre guerriero, sempre secondo il mito , era un abilissimo musicista.
John Lennon vestiva un’armatura come quella del valoroso guerriero che lo faceva sembrare un uomo duro, incontenibile, spesso cattivo ed aggressivo, ma che usava solo ed esclusivamente per difendere il suo tallone d’Achille, ovvero la sua acuta sensibilità e la sua squisita delicatezza. Per mio conto anche John Lennon era un semidio. Spesso quello che diceva era il contrario di quello che pensava. Paul McCartney disse: “John aveva un’armatura splendida, ma era davvero straordinario quando sollevava la visiera e lasciava intravedere quel John Lennon che aveva paura di rivelare al mondo”. Parole bellissime e molto commoventi.
Mi piange il cuore nel leggere quella bruttissima frase che gli venne attribuita perché forse detta nei riguardi del suo primo figlio Julian, che avrebbe apostrofato come un figlio non voluto e nato da una bottiglia di whisky. Come si sarà sentito quel ragazzo? Io credo che quelle parole non rispecchiassero per nulla l’amore che provava per suo figlio. Se puoi, scusalo Julian; anche i genitori spesso devono fare i conti con il proprio passato!
Alcune persone si possono trovare a vivere in un mondo che per una serie di motivi sono costrette ad odiare e per questo si possono trovare senza rendersene conto a subire uno stress quotidiano logorante e drammatico. John con tutta probabilità era uno di quelli che avrebbe fatto meglio a rimanere dietro le quinte a scrivere in pace i suoi capolavori, magari in uno chalet di montagna isolato dal resto del mondo, ma sempre in compagnia della sua inseparabile Yoko Ono, del suo grande amico Paul McCartney e dei figli Julian e Sean.
Purtroppo, invece, la sua vita fu piena di coincidenze strane, alcune pericolose ed altre misteriose che lo allontanarono sempre di più dalla sua vera natura. La tanto vituperata Yoko Ono per molti aspetti forse fu veramente l’incontro più fortunato che il grande Lennon fece nella sua vita.
Lui si vestiva da cattivo perché era buono, lui desiderava una donna dalla quale non separarsi mai perché la solitudine lo uccideva, lui era tutta emozione e buona tecnica, tutto talento e poca ragionevolezza, lui era uno dei più grandi musicisti del ventesimo secolo.
Ma non cadete nella trappola del genio , che tante volte non parla per bocca sua!
“Imagine “ da lui firmata nel 1971 é indicata da molti sondaggi come la più bella canzone del ventesimo secolo, “Happy Xmas War is Over “ é divenuta una sorta di inno internazionale alla pace. Non possiamo tralasciare la bellissima “Mind Games” (1973) , le dolcissime “Love” (1970), “Jealous Guy “(1971) e “Woman “(1980) anche se sono solo alcune delle sue tante meravigliose opere.
L’8 dicembre del 1980 John Lennon a soli quarant’anni venne ucciso a colpi di pistola sotto la sua casa proprio a New York da un balordo.
La sua più bella frase? “Ragazzi non fate, come ho fatto io che non potevo nemmeno camminare e ho provato a correre”. (Mother – 1970).
Un altro Re che non verrà mai dimenticato!