Pierfranco Bruni
UNO STORICO CHE HA SAPUTO RACCONTARE SENZA PRECLUSIONI
La vita è un mosaico i cui tasselli formano un’esistenza. Un’altra persona cara è andata via. Ebbi modo di conoscerlo e frequentarlo nella sede RAI di Roma. Era la metà degli anni ’80. Discutemmo più volte di storia e letteratura e soprattutto di un personaggio che stava a cuore a entrambi, sul quale anch’egli aveva scritto un libro: Claretta Petacci.
Arrigo Petacco era nato a Castelnuovo Magra il 7 agosto del 1929 ed è morto il 3 aprile del 2018 nella sua casa di Portovenere. I suoi studi, che vanno ad intrecciare l’attività di giornalista, di storico, saggista, di romanziere e anche di sceneggiatore, poiché molti dei suoi libri sono stati sceneggiati e hanno dato un risultato cinematografico di grande evidenza, sono all’interno di un percorso che pone come punto centrale la storia, una storia documentata, ma soprattutto una storia “interpretata”.
Arrigo Petacco si è servito di una documentazione ben definita, scientifica. Una ricerca che non ha affidato solo al documento in sé. Il documento è stato interpretato e questo ha offerto la possibilità di chiarire molte situazioni, come nel caso del delitto Matteotti. Proprio in merito all’uccisione di Matteotti, Petacco ha espresso una tesi molto forte, ovvero quella che non vede Mussolini essere il mandante dell’omicidio. Questo rivoluziona tutta una visione, non solo riferita all’uccisione di Matteotti, ma soprattutto riferita a Mussolini e al fascismo.
Al fascismo ha dedicato gran parte della sua ricerca che va ad arricchire la personale concezione di una “storia raccontata”. In effetti Arrigo Petacco ci propone una storia raccontata, basti pensare alla sua interessante bibliografia iniziando dal saggio storico scritto insieme a Sergio Zavoli nel 1973 intitolato Dal Gran Consiglio al Gran Sasso. Una storia da rifare fino al Prefetto di ferro, l’uomo di Mussolini che mise in ginocchio la mafia nel 1925. Personaggio al quale è stato dedicato un film importantissimo che ha dato la possibilità di scavare non solo all’interno del fascismo, ma nell’ambito di una intera epoca e di una visione tra potere e mafia.
La Seconda Guerra Mondiale ha costituito un campo molto discusso da Petacco al quale ha dedicato diversi volumi. Una immensa mole di lavoro incentrata soprattutto sulla figura di Mussolini. A tal proposito desidero ricordare il testo del 1979 dal titolo Riservato per il Duce. I segreti del regime conservati nell’archivio personale di Mussolini. Innumerevoli sono stati i libri sulla storia del fascismo e su quei personaggi che hanno caratterizzato il fascismo ad iniziare da Alessandro Pavolini che si inserisce nel contesto di Salò, fino a comprendere tutta una generazione che riguarda la generazione di Salò. Nel 1987 scrisse I ragazzi del ’44 in cui si nota come il fascismo e la guerra siano dentro il suo emisfero di studio e di ricerca. Sono del parere che tutto questo lavoro lo ponga come punto di riferimento importante nella storiografia sul fascismo, prendendo le mosse da un discorso che parte da lontano. Negli ultimi decenni si era dedicato ad una ricerca molto attenta su ciò che riguardava, e che continua a riguardare, il legame tra cristiani e ottomani, tra cristiani e mondo turco, mondo islamico. La sua visione è quella di uno storico occidentale, ma pone in essere delle dimensioni che sono prettamente radicate in una forma dialogante tra Occidente e Oriente. Uno dei suoi libri al quale sono molto legato è quello dedicato a Maria Sofia di Borbone. Un testo che ha costituito una guida alla stesura del mio saggio sui briganti e l’Unità d’Italia. Mi riferisco a La regina del Sud. Amori e guerre segrete di Maria Sofia di Borbone pubblicato nel 1993 e come confronto, non come contrapposizione, l’anno successivo pubblica La principessa del nord. La misteriosa vita della dama del Risorgimento: Cristina di Belgioioso, mentre l’anno seguente va ad approfondire una storia dimenticata che è quella della Vandea con la pubblicazione del libro La signora della Vandea. Un’italiana alla conquista del trono di Francia. Ha dedicato parecchi libri a personaggi significativi, come il fascista Pavolini, Maria Josè e, in modo particolare, Nicola Bombacci. Un interessante saggio che offre una dialettica molto ampia, come si intuisce dall’intrigante titolo Il comunista in camicia nera Nicola Bombacci, tra Lenin e Mussolini. Si noti, dunque, come in Petacco ci fosse la capacità non soltanto di organizzare un lavoro a più sfaccettature, ma di proporre un lavoro costruito, ben fatto, senza mai scendere in una dimensione ideologica.
Il grande merito di Arrigo sta proprio in questo: quello di aver portato sulla scena la storia, le storie dimenticate, l’obiettività di lettura e interpretazione e di aver riscoperto aspetti che erano considerati segreti e misteriosi, come nel libro del 2009 intitolato Il regno del nord 1859 Il sogno di Cavour infranto da Garibaldi. Anche in questo caso la chiave di lettura è abbastanza originale poiché pone in discussione l’avvento verso l’Unità d’Italia facendoci discutere su un Risorgimento non compiuto e che poteva attuarsi con una determinata specificità, non tanto militare quanto culturale.
Tuttavia la sua ricerca resta sempre una passionevole visione scavante nella storia del fascismo e nella storia di Mussolini. Al 2012 si riferisce il libro Eva e Claretta le amanti del diavolo (Eva, compagna e poi moglie di Hitler e Claretta l’amante di Mussolini).
Oltre alla sceneggiatura del famoso Joe Petrosino, che ha segnato il primo successo di Petacco, il suo penetrare tra i meandri di una storiografia che sembrava dimenticata ha significato, e continua a delineare ancora oggi, un modello di “fare lezione con i fatti”, con la documentazione, oltre le forme ideologiche.
Un esempio che dovrebbe essere assunto come modello di riferimento per comprendere sempre più la dimensione di una storia che, come affermava Renzo De Felice, non conosce parentesi.