Carissimi amici del gruppo, oggi ho il grande piacere di presentarvi una scrittrice emergente davvero interessante, anche lei membro di “Ophelia’s friends”: il suo nome è Giulia Mancini.
Ciao Giulia, sono molto contenta di averti nel mio gruppo letterario! Anche tu, come molti di noi, hai iniziato a coltivare la passione per la lettura e la scrittura fin da bambina. Ce ne vuoi parlare?
Ciao Stefania, intanto ti ringrazio per avermi accolta nel tuo gruppo che sto apprezzando sempre più per la tua competenza e intelligenza, il tuo modo di porti sempre affabile e gentile. Sì, fin da bambina ho sempre amato leggere, ogni estate, quando la pausa dalla scuola me lo permetteva, divoravo libri su libri presi in prestito dalla biblioteca comunale. Leggevo trenta- quaranta libri ogni estate. Mi piaceva poi riportare le mie impressioni su un quaderno, riportando le frasi che mi erano piaciute di più. Insomma delle piccole recensioni. Ho iniziato a scrivere a circa undici anni quando cercavo di fissare i miei pensieri su un diario. E coinvolta dalla passione per la lettura ogni tanto mi dilettavo a scrivere brevi racconti, ma non avevo mai il coraggio di farli leggere a qualcuno. Custodivo le mie pagine scritte quasi come un segreto inconfessabile. Nel corso degli anni ho scritto a fasi alterne romanzi e racconti brevi, ma solo per me stessa e per pochi amici.
All’età di sedici anni hai composto il tuo primo romanzo breve. Immagino che tu l’abbia conservato in tutti questi anni. Quali sono i sentimenti che provi quando ti capita di rileggerlo?
Ho scritto il mio primo romanzo breve a sedici anni rimasto nel cassetto per tanto tempo. All’epoca mi vergognavo tantissimo a far leggere quello che scrivevo, però l’avevo fatto leggere a un mio compagno di scuola che si dimostrò entusiasta e si offrì di battermelo a macchina, l’idea era di mandarlo a una casa editrice, cosa che poi non ho avuto il coraggio di fare. Conservo ancora quella prima stesura a macchina. Era un romanzo senza titolo lungo circa quaranta pagine che raccontava l’amore tra due adolescenti. A rileggerlo provo molta tenerezza per la ragazza che ero allora, ma molti sentimenti che ho espresso in quella acerba prova di scrittura li trovo ancora molto attuali. Non voglio anticipare le domande successive ma posso dirti che i concetti di quel romanzo si ritrovano nel mio secondo Romanzo.
C’è qualche autore che prediligi maggiormente al quale ti ispiri nella stesura dei tuoi racconti?
Sono molti gli autori che amo, sono cresciuta leggendo Sartre, Cassola e Liala, come vedi ogni sorta di genere, ma posso dirti che negli ultimi tempi sono rimasta molto colpita da alcuni autrici che hanno una scrittura che trovo molto nelle mie corde in particolare Elena Ferrante, Daria Bignardi e Chiara Gamberale. E tendo in effetti a ispirarmi a loro.
Per molti scrivere rappresenta un modo per esternare e condividere le proprie emozioni, per altri invece uno strumento di introspezione per approfondire la conoscenza di se stessi. Posso chiederti che significato ha, invece, per te la scrittura?
Credevo che per me la scrittura fosse un modo per esternare le mie emozioni ma ho scoperto soprattutto negli ultimi tempi, da quando dedico alla scrittura ogni mio momento libero dal lavoro, che è diventata anche uno strumento introspettivo: descrivendo i miei personaggi analizzo anche i miei sentimenti e talvolta quando sento spingere una storia dentro di me diventa come se tirassi fuori una parte di me, quella più vera. Diventa un modo per capire di più me stessa e le motivazioni profondi del mio agire. Anche se questa analisi non riguarda solo il mio sentire ma anche quello degli altri, mi piace analizzare, attraverso i miei personaggi, anche le motivazioni più profonde dell’agire umano.
Pubblicare un libro è sempre stato un tuo grande desiderio, però, come accade spesso a coloro che condividono questa passione, si tende a credere di non esserne all’altezza. Qual è stato l’evento determinante che ti ha spinta a fare il grande passo?
Ho sempre sognato di pubblicare un libro, anche perché la scrittura accompagnava costantemente le mie giornate, ogni occasione era buona per scrivere, ogni situazione mi ispirava una nuova storia. Così negli anni per assecondare questa mia passione scrivevo racconti brevi, pensieri e talvolta poesie. Nonostante non avessi tantissimo tempo essendo presa dal lavoro e dagli impegni familiari trovavo sempre il modo per scrivere anche solo storie brevi, ciò costituiva per me una piccola valvola di sfogo e, anche se avevo sempre sognato di pubblicare un libro, non avevo mai osato sperarlo. Circa dieci anni fa un po’ per caso ho iniziato a frequentare un corso di scrittura creativa a Bologna, la mia città, e ho avuto modo di conoscere bene non solo la scrittrice che teneva il corso anche tanti amanti della scrittura come me. È stata una grande occasione di confronto. Mi è stato detto che scrivevo bene e che avrei dovuto scrivere un intero romanzo. Incoraggiata da questa esperienza ho iniziato a partecipare ad alcuni concorsi letterari a livello locale con dei racconti brevi e con uno ho vinto il premio della critica. Poi un giorno leggo l’annuncio di un concorso letterario della Mondadori e decido di partecipare. Usando come incipit proprio un mio racconto e sviluppando le idee che mi giravano in testa da diverso tempo riesco a scrivere il mio romanzo nel giro di tre mesi. Così è nata la prima stesura del romanzo “La libertà ha un prezzo altissimo”. Non vinco il concorso della Mondadori, ma qualche mese dopo partecipo al torneo on line di “Io scrittore” e riesco a piazzarmi tra i primi duecento finalisti, ricevendo anche diversi riscontri positivi. Al concorso però non riesco ad arrivare tra i primi dieci (che avrebbero avuto la pubblicazione) ma grazie al confronto con gli altri autori/lettori ho acquisito una nuova consapevolezza della mia scrittura e decido di utilizzare più proficuamente il mio tempo dedicandomi alla revisione del mio romanzo, soprattutto perché rileggendolo a distanza di tempo mi rendo conto che deve essere migliorato sotto diversi aspetti. Mi dedico per un anno a questo lavoro utilizzando tutti i ritagli del mio tempo libero. Nel frattempo avevo inviato il romanzo ad alcune case editrici ma senza avere risposta. In questo periodo leggo sempre molto e scopro la versatilità degli ebook (soprattutto perché in casa ormai non avevo più spazio per i libri di carta) così comincio a meditare di poter pubblicare il mio romanzo in formato e book e di non volere più perdere tempo in concorsi letterari o nella ricerca vana di una casa editrice. Decido di auto pubblicare il mio ebook attraverso Narcissus.me una piattaforma che supporta gli autori e permette di vendere i propri e book in tutte le maggiori librerie on line, nazionali e internazionali: Apple, Kobo, Amazon, Google play, IBS, Feltrinelli e tanti altri.
E così è nato “La libertà ha un prezzo altissimo”
un emozionante romanzo intriso di riflessioni esistenziali, di speranza per il futuro, nel quale però si avverte anche una certa insofferenza nei confronti delle convenzioni sociali che troppo spesso influenzano in maniera deleteria i nostri comportamenti. Ti va di parlarci di questo?
Questo romanzo nasce da alcune riflessioni connesse a mie esperienze personali e alle discussioni con alcune amiche e donne eccezionali che ho conosciuto nella mia vita. Le convenzioni sociali influenzano moltissimo la vita delle donne. Io sono nata e cresciuta in un piccolo centro del sud dove una donna non è niente se non è inserita in una famiglia tradizionale con un marito e dei figli. Purtroppo queste idee non sono tipiche solo del sud ma sono radicate nel tessuto italiano dell’Italia tutta. È in corso un’evoluzione per fortuna, ma procede molto lentamente. Le donne assecondano le regole della società spesso sacrificando i loro sogni di felicità. La protagonista del mio libro, Michela, nonostante tenti di emanciparsi e raggiunga un notevole successo nel lavoro che la rende una donna autonoma e indipendente cerca, pur inseguendo l’amore e il suo reale desiderio di una famiglia, di assecondare le regole inculcate in lei da sempre dalla sua famiglia di origine. Ma tutto ciò per cui lei ha combattuto finisce per scoppiare come una bolla di sapone e la vita la porta a sopportare delle prove molto dure. Tuttavia attraverso i suoi momenti di dolore e di sconfitta e dopo aver superato i suoi fallimenti riscopre una nuova forza e una rinnovata possibilità di essere felice, finalmente libera dalle costrizioni mentali e sociali. La storia si svolge in un periodo di circa trent’anni dall’inizio degli anni novanta fino ai nostri giorni, c’è quindi anche un tracciato della storia italiana degli ultimi anni. Credo che ciascuna lettrice possa immedesimarsi in Michela perché lei insegue come ogni donna la realizzazione di sé nel lavoro e nell’amore.
Nell’Agosto scorso esce il tuo secondo romanzo “Fine dell’estate”. Un romanzo appassionante che parla di un amore tra due adolescenti. Un sentimento così forte da costituire per entrambi una sorta di ancora di salvezza. Non è così?
Come dicevo prima molti concetti del romanzo breve scritto a sedici anni sono stati riproposti in questo romanzo. Proprio dalla rilettura di quel romanzo è nata l’idea di scrivere “Fine dell’estate”. I due protagonisti emergevano ancora così vivi e intensi da quelle pagine che ho voluto dar loro una nuova possibilità di emergere. Il primo amore quando ti travolge fa scomparire tutto il resto, e quando si è adolescenti l’amore è assoluto e totalizzante. Certo può esserlo anche a quarant’anni, ma quando hai sedici o diciotto anni, un’età in cui ogni sentimento risulta amplificato, può essere trascinante e perfino rovinoso. Quando i “grandi” sembrano distanti e incomprensibili l’amore diventa davvero l’ancora a cui aggrapparsi.
Anche in questo romanzo l’ambiente chiuso, tipico di una cittadina di provincia e le convenzioni sociali giocano un ruolo di rilievo, vero?
Infatti, l’ambiente chiuso della provincia all’inizio è uno dei protagonisti del romanzo. Il piccolo centro puritano in cui vivono i due protagonisti influenza necessariamente il loro modo di essere e la loro vita. Il non sentirsi accettati per quello che si è, il sentirsi sbagliati solo perché non rientri nelle regole sociali della collettività può fare un gran male, soprattutto a una personalità in fase di crescita e di formazione. Entrambi per motivi diversi si sentono “voci fuori dal coro” non allineati al contesto in cui vivono, ma hanno l’intima consapevolezza di non essere “sbagliati” per questo e lo capiscono soprattutto quando si incontrano.
Claudio e Silvia, questi due giovanissimi protagonisti, in apparenza non potrebbero essere più diversi: lei è una sognatrice, spera un giorno di andare a vivere altrove e ama affidare ad un diario i suoi pensieri più intimi. Lui, invece, è un introverso, un po’ spavaldo che manifesta una grande insofferenza e un profondo senso di irrequietezza. Ma nonostante queste diversità, nasce l’amore tra i due.
L’amore quando nasce non ha una spiegazione razionale. Silvia è attratta tantissimo da Claudio proprio perché è inquieto e tormentato e ritrova in lui la sua stessa insofferenza all’ambiente soffocante della piccola provincia. Invece Claudio viene conquistato dal suo candore e dalla sua solarità, ma anche dalla forza delle sue convinzioni. Silvia sembra fragile ma ha le idee chiare e sa quello che vuole per la sua vita e si lascia andare a questo amore con tale forza e incoscienza che lui viene travolto suo malgrado.
A un certo punto, però, un evento tragico rischierà di compromettere il loro rapporto. Senza scendere troppo nei dettagli, ci vuoi spiegare che effetto avrà questo evento inaspettato sui due protagonisti?
Sì, accade un evento imprevisto e terribile che sembra mettere in discussione tutto il loro futuro. Claudio si abbatte al punto che decide di allontanarsi da Silvia, per orgoglio perché non sopporta l’idea di suscitare pietà in lei e perché crede così di farla soffrire meno. Però nonostante tutto Silvia scopre di essere forte e capace di affrontare anche grandi difficoltà e Claudio trova in questo amore il sostegno determinate per superare quel momento terribile. Affrontare questa situazione diventa anche un’occasione di crescita non solo per i due protagonisti, ma anche per i personaggi che ruotano intorno alla loro vita.
Quali altri tematiche pensi di affrontare nei tuoi prossimi lavori?
In questo periodo sono alle prese con il mio terzo romanzo. È una storia complessa, parte da un momento di crisi della protagonista e da un incontro inaspettato con un suo vecchio amore. La tematica è il ricordo e il rimpianto e le scelte che diventano determinanti nella vita di ognuno e che portano a un certo traguardo, ma quando il punto in cui arrivi non è davvero quello che avevi sperato ti fai delle domande: era questa la vita che volevo? La protagonista, a causa di un problema che la obbliga a tornare per un periodo nel luogo in cui vive il suo vecchio amore, è costretta a tornare con la memoria agli anni in cui viveva lì e al punto in cui ha fatto determinate scelte tra cui quella di partire. La sua permanenza forzata in quel luogo diventa un viaggio interiore alla scoperta di se stessa e anche di risposte che allora erano rimaste sospese. Un misto tra una sorta di “Sliding doors” e la poesia di Robert Frost “La strada che non presi”. Sono circa a metà della storia e, pur avendo già in mente l’intero arco della storia, al momento io stessa non so dirti di più, perché quando scrivo sono quasi i protagonisti a guidarmi, malgrado le mie intenzioni.
Viaggio nell’interiorità, introspezione, rifiuto delle regole convenzionali quando offuscano e ledono la nostra personalità; questi gli aspetti più rappresentativi di Giulia Mancini, una scrittrice che utilizza la scrittura per approfondire la conoscenza di sè e per veicolare valori fondamentali per la nostra esistenza 🙂
(Questa pubblicazione è di proprietà del Blog, ne è vietata ogni riproduzione senza l’autorizzazione del titolare. Se sei interessato a programmare un’intervista personalizzata scrivi a: romisghostwriter@gmail.com. Diventa anche tu follower del Blog!)