Buongiorno a tutti gli amici di Ophelia, oggi desidero presentarvi una scrittrice di Ophelia’s friends che ammiro moltissimo non solo per il suo stile letterario ma anche per la sua straordinaria capacità di gestire la passione per la scrittura con i suoi impegni di mamma e moglie. Il nome di questa splendida autrice è Barbara Nalin 🙂
Ciao Barbara, sono davvero orgogliosa di averti nel gruppo di Ophelia’s friends. Sei mamma di due splendidi ragazzi adolescenti e, come molti di noi, possiedi una grande passione per la lettura e la scrittura. Mi hai confessato di avere la casa piena zeppa di libri! Hai sempre amato leggere, oppure è una passione che è nata con il tempo?
Ciao a tutti e grazie per avermi ospitata. A dirti la verità è nata con il tempo, in casa mia c’erano tanti libri, mia mamma era abbonata all’Euroclub, un servizio di vendita di libri porta a porta e ricordo che leggeva tantissimo, lo fa tuttora. Sicuramente la sua passione mi ha portato ad innamorarmi dei libri e della scrittura.
Cosa rappresentano i libri per te?
I libri sono un pezzo della mia anima. Li adoro! E devo confessarti che mi dà più soddisfazione comprare un libro che un paio di scarpe o una borsa. Quando esco da una libreria con un libro in mano, mi sento appagata e soddisfatta, come se mi fossi regalata una coccola.
Mi hai confidato di prediligere un genere letterario che ha successo principalmente all’estero, lo”Young Adult”. Storie d’amore narrate dal punto di vista di adolescenti. Ti posso chiedere che cosa ti attrae maggiormente in questi racconti?
Senza ombra di dubbio quello che mi attrae in queste storie è la passione che emerge dalle pagine, è così palpabile che sento le emozioni come se fossero le mie.
Oltre a leggere, ami molto anche scrivere. Come e quando è nato in te il desiderio di dare vita a storie e personaggi immaginari?
Ricordo che avevo esattamente 14 anni, ero al primo anno delle superiori e avevo iniziato a leggere gli “Harmony”. Dalla mia camera sentivo mia mamma che mi rimproverava dicendo: “Ma perché leggi quella spazzatura, scegliti qualcos’altro, ci sono così tanti libri in casa!”. Eppure, io li amavo… E penso proprio che sia stato grazie a loro se ho cominciato a scrivere.
E ora veniamo alla tua attività di scrittrice. Il tuo primo romanzo, dal titolo “I Guerrieri dell’Arcobaleno e la Profezia di Vallecolore”, potrebbe rientrare nel genere Fantasy. E’ corretto affermare questo? Ce ne vuoi accennare brevemente?
Sì, è esatto, è proprio un genere Fantasy. In questo romanzo ho voluto dipingere un mondo senza colori, dove un gruppo di ragazzini, i Guerrieri dell’Arcobaleno, combattono la terribile strega Dora, per riportare appunto i colori. La tematica del colore mi ha sempre molto appassionato, quando ero bambina, a chi mi chiedeva cosa avrei fatto da grande, rispondevo sempre la pittrice. So che molti penseranno che il romanzo non è molto originale visto che di un mondo senza colori se ne parla anche in “The Giver” di Lois Lowry, ma a quel tempo, non sapevo nemmeno dell’esistenza di quel libro e poi se devo essere sincera, se ne accenna brevemente anche se, nella trasposizione cinematografica, è stato fondato tutto su quello. Comunque per ritornare al mio libro, ho l’idea di riprenderlo in mano e di riscriverlo per un pubblico più adulto.
Recentemente hai dato alla luce il tuo secondo romanzo:“Nella tela del tempo”. Un libro che già dal titolo evoca mistero, in cui, però, a predominare c’è anche la storia. Me lo confermi?
Sì, la storia dell’assedio turco è fondamentale nel romanzo, anche se poi non viene descritta o non viene vissuta dai personaggi, ma aleggia su tutta la struttura.
La vicenda è ambientata principalmente a Malta dove vive la famiglia Dalle Tele. La protagonista è Melita, membro di questa famiglia, una giovane fotografa che vive a Los Angeles e che, per puro caso, si ritroverà a dover tornare nel sua terra di origine. Ci vuoi raccontare come questo avviene?
Melita è una ragazza di ventitrè anni, che è scappata negli USA all’età di diciotto, dopo un grave dissapore con la madre e vive a Los Angeles dove lavora per “Magic in Action”, una rivista specializzata in esoterismo come fotografa, la sua passione. Sembra che la sua vita debba procedere così, senza far mai più ritorno nella sua terra d’origine, quando un articolo pubblicato su “Lost Treasure” innesca una catena che rischia di travolgerla: nell’articolo si fa riferimento a un misterioso Mulino, situato nell’isola maltese di Comino che, grazie alle sue otto tele, possiederebbe un potere utilizzato un tempo dall’Ordine dei Cavalieri di Malta. Il Mulino, conosciuto come Ta’ Kola, appartiene proprio alla famiglia di Melita. Ed è per questo che per rivalità editoriale, lei viene invitata dal suo capo a tornare a casa e indagare sulla faccenda producendo possibilmente foto sensazionali.
Tornare in quel luogo per Melita non è facile, vero?
No, affatto! Tornare nuovamente a casa e confrontarsi con le donne della sua famiglia la angoscia. Non sarà facile confrontarsi ancora con la madre che l’ha ferita profondamente, o con la nonna che dirige e comanda quella famiglia come se fosse a capo di un’azienda. Melita dovrà anche fare i conti anche con la rabbia di Sara, la sorella, che la accusa di averla lasciata sola a occuparsi della madre alcolizzata. Insomma, non sarà “un ballar di carnevale” come dice sempre mia madre quando si tratta di situazioni ostiche.
La protagonista si trova, così, ad indagare su segreti che riaffiorano da un antico passato legati, non solo alla sua famiglia, ma anche alle vicende dei Cavalieri di Malta. Presumo, che per ideare questa storia, ti sia dovuta documentare in maniera approfondita su questo ordine cavalleresco. Il tuo particolare interesse nei confronti dei Cavalieri di Malta nasce da una grande passione per la storia oppure ha altre origini?
Quando ho cominciato a scrivere “Nella tela del tempo”, nel 2009 per essere precisi, a quel tempo pullulavano romanzi sui Cavalieri Templari. Ho sempre nutrito un interesse per questo Ordine di Cavalieri, mi affascinava come il re di Francia Filippo IV detto Il Bello, se ne fosse sbarazzato in men che non si dica, con metodi aberranti. È come se in un certo senso avesse messo le basi per la futura caccia alla streghe. Ritornando al mio interesse per i Cavalieri di Malta, ho pensato che non potevo scrivere anch’io dei Cavalieri Templari, sarei risultata poco originale ed è una cosa che non mi piace, perciò ho ripensato al viaggio a Malta che avevo fatto all’età di diciotto anni e il gioco era fatto!
Come potrebbe essere definito, in poche parole, questo tuo romanzo?
Sicuramente è un romanzo fantasy, ma mi piace definirlo anche un romanzo d’amore, di passioni e soprattutto è la storia di una famiglia composta da sole donne, ognuna con ambizioni, rimpianti e rancori diversi.
“Nella tela del tempo” è un titolo che trovo estremamente evocativo. Ci vuoi spiegare quale significato intrinseco si nasconde dietro queste parole?
Le tele e il Mulino sono il vero fulcro del romanzo, è grazie ad essi che i miei cavalieri arrivano ai giorni nostri ed è sempre grazie a loro che si sviluppa l’intera storia. Le tele poi potrebbero essere viste come delle ragnatele, le ragnatele del tempo, nelle quali i personaggi si ritrovano in un certo senso a cadere e a rimanere prigionieri.
Ciò che mi ha colpito di Barbara è la sua infinita dolcezza e la sua purezza d’animo. Il suo meraviglioso libro “Nella tela del tempo” seduce il lettore avvolgendolo in una spirale fatta di intrighi, passioni e storia in cui a dominare è un intrigante mistero che emerge con violenza da un lontano passato. Lasciamoci inebriare anche noi dal fascino di questa straordinaria storia.
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