di PIERFRANCO BRUNI
Come iniziare?
Ora che il tempo ha consumato le ore o le ore hanno consumato il tempo…
Chissà. Chi lo saprà mai… Troppe malinconie sfuggono ai giorni e gli anni sono diventati leggeri…
Ah la leggerezza…
C’era una volta una Stella che si chiamava Leggerezza, e incontrò un Sorriso che si chiamava Superuomo.
Era il giorno di un giorno chiamato Befana,
e gli eretici invece la chiamavano Epifania.
Anche per questo giorno gli eretici hanno avuto la accortezza di imbrogliare il nome…
Ci pensate dove arrivavano…
… Con le scarpe tutte rotte…
Si incontrarono in un Palazzo della Piazza Ditelavostra e fecero un lungo discorso sfilettando su teologia e filologia…
Lungo Lungo… Discorso…
Capitò che da un angolo della Via chiamata Hodettolamia giunse una vecchina vestita da cenerentolapovera e disse:
“So che oggi è festa e tutti si aspettano doni. Ma io doni veri non ho. Ho parole soltanto. I doni mi sono stati rubati. Le parole non potevano rubarle altrimenti anche quelle mi sarebbero state tolte. Ho dovuto trasformarmi in una vecchina per non correre il rischio di essere rubata tutta. Ma vecchina non sono e bellina e garbata tanto sono”.
Il Superuomo disse subito:
“Chi è stato a derubarti. Dimmi befanina… a pensarci sarò io… ma mi devi rivelare il tuo vero aspetto se hai detto che ti sei trasformata… e sei bellina… “.
Intervenne Leggerezza e disse:
“Non si tratta di intervenire ma di capire bene. Allora. Se i doni sono stati rubati restano le parole. Usiamo le parole e regaliamo parole per vincere e giocare… “.
“Non si tratta di giocare o di vincere”. Pronunciò il Superuomo.
“Vero”, disse la vecchina.
Leggerezza: “E di cosa allora?”.
Nessuno sapeva dare una risposta.
Giunse improvvisamente un cappellaio che portava un cappello verde sulle ventitré, e con tanta pazienza, sottolineò:
“Mi sembra la storia di sempre. Le feste sono finite e la bellezza si è spaventata. Nessuno ha la voglia di raccontare una favola perché troppe sono le bugie tanto che hanno imprigionato la fantasia. Il prossimo anno chiedete soltanto pensieri e vi saranno dati in dono preziosi e ragione. Le parole senza pensiero non hanno senso e neppure musica. Avete visto quante befane hanno raggiunto la luna bianca? Tante e tutte colme di sacchi. Nei sacchi regali regali regali… Qui a discutere tra Leggerezza e Superuomo si è giunto ad accogliere una vecchietta che afferma di essersi trasformata… Ma cerchiamo di inventarci altro… “.
“Cosa cosa cosa… “, dissero Leggerezza il Superuomo e la vecchina…
Tra Ditelavostra e Hodettolamia il cappellaio, a passi lenti, cammina cammina, giunse a Largo Madonnamiastregata, e vi trovò i Tredellamagia che complottavano.
Indifferente, ad un tratto sbottò:
“Cosa? Ognuno sia libero di impazzire come crede opportuno. Importante è che si restituiscano ad ognuno di noi alcune parole incantate che dicevano una volta, tanto tempo fa, ‘C’era una volta… ‘.
Si aprivano gli scatoloni poggiati ai piedi del caminetto e poi… si raccontava…
Mia madre era mia mia madre con il suo sorriso da fata e gli occhi grandi e mio padre un cavaliere con le mani da mago…
Gli odori d’infanzia sono una memoria dolcissima e terribile… Nessuno potrà più ridarci ciò che non c’è più… “.
Dicendo ciò il cappellaio con il cappello sulle ventitré uscì di scena…
Anche gli altri andarono via senza averci capito nulla… Nessuno capì!
Sulla scena restò solo la Solitudine che si mise a cucire il destino con il mistero.
La Leggerezza e il Superuomo si erano persi nel vento.
Un antico suono scendeva dal Silenzio…
Mia madre era una fata e mio padre un cavaliere mai stanco…
Regalo tutto ciò a chi vuole ascoltare…
A chi ha la voce dei miei ricordi… A chi sa che io non mi perderò mai oltre la favola…
A chi sa che un bel giorno mi sono svegliato nella notte e ho viaggiato sperando di vivere un ultimo saluto…
e sa che la vita senza favola non mi appartiene…