di STEFANIA ROMITO
Ciao Roberto, tu sei nato a La Spezia, ma sei di origine toscana. Ti laurei a Pisa con una tesi in Storia Medievale coniugando un’altra tua passione, quella per la matematica. A tuo parere, vi sono dei punti di contatto tra l’ambito umanistico e quello scientifico? Se sì, quali?
Sono sicuro che vi siano molti punti di contatto tra l’ambito umanistico e quello scientifico e in particolare nel campo della Storiografia. Infatti, lo Storico deve fare affidamento su una nutrita serie di discipline ausiliarie, dove i “confini” tra i due campi divengono sempre meno precisi e distinti, per poter comprendere pienamente il passato. Posso citare la Paleografia, la Diplomatica, la Papirologia, l’Archivistica e Biblioeconomia dove le scienze tout court entrano in gioco per sostenere le tesi dello storico ad esempio tramite gli esami dei supporti per le antiche scritture (carta, pergamene, papiri, inchiostri di vario genere). Per quanto mi riguarda oltre a questi esempi, ho utilizzato le conoscenze di statistica per comprendere meglio alcuni fenomeni sociali e fiscali emersi nei miei studi. Infine, sempre per quanto concerne la storiografia, il metodo scientifico è considerato l’unico possibile per avvicinarsi al passato tramite la citazione delle fonti di qualsiasi tipologia in maniera tale da consentire la verifica dello studio compiuto.
Sei, quindi, un grande appassionato di storia medievale che tendi a contemplare anche da un punto di vista finanziario. Hai infatti pubblicato moltissimi saggi scientifici sulle finanze medievali tra cui “Aspetti della fiscalità a Pisa nei primi decenni del Quattrocento” e “Gabelle e diritti comunali nel Trecento a Pisa”. Come e quando quando nasce questa passione?
Quest’insana passione nasce al momento della tesi, incentrata sulla trascrizione di un registro di deliberazioni degli Anziani del Comune di Pisa del 1328 (Archivio di Stato di Pisa, Comune di Pisa, Divisione A, n. 94). In questo ponderoso registro furono trascritte le decisioni prese dalla suprema magistratura comunale nell’estate del 1328 e molte riguardavano i grandi problemi finanziari che tormentavano Pisa, sottoposta alla duplice pressione da parte dell’imperatore Ludovico IV di Baviera (quello del Nome della Rosa) e di Castruccio Castracani, suo vicario e Duca di Lucca di fatto il vero Signore della città. Si rintracciano nelle 90 carte (!) del registro molte tasse dirette o indirette imposte per sovvenzionare le imprese di Castruccio, intento a riprendersi Pistoia, e numerosi prestiti forzosi richiesti ai cittadini per riempire le sue casse sempre vuote. Questo panorama, per molti versi inesplorato forse per la difficoltà di venirne a capo, mi incuriosì anche per i punti di contatto con il nostro sistema fiscale. È fuor di dubbio che la fiscalità contemporanea sia erede diretta di quella medievale e moderna. Le imposte indirette (gabelle) nascono proprio tra Duecento e Trecento e si affiancano a quelle dirette (dazi sulle teste o i “fuochi” prima e sulle ricchezze poi), molto più antiche, per poi superarle e distanziarle, almeno in gran parte d’Italia e in Europa. Ricollegandomi alla domanda precedente, nel mio saggio sugli Aspetti della fiscalità a Pisa nei primi decenni del Quattrocento ho compiuto uno studio statistico descrittivo su tre imposte dirette (definite taglie) che avevano costretto la popolazione pisana a versare migliaia di fiorini a Firenze. Grazie a questi calcoli si può osservare il trend impositivo che tendeva a decrescere verso il basso e a inasprirsi verso l’alto (fatto abbastanza inconsueto!) e a riconsiderare l’effettiva popolazione presente a Pisa dopo la conquista fiorentina del 1406.
Nel 2015 sei stato nominato Revisore dei Conti della Società Storica Pisana. In che cosa consiste questa prestigiosa carica?
È una carica che integra il Consiglio Direttivo della Società Storica Pisana, fondata nel 1931. Il compito del Revisore è quello di controllare i bilanci della Società e dare qualche consiglio per limitare le spese e aumentare le entrate. E’ un grande onore e una seria responsabilità ricoprire questa carica.
E ora veniamo alla tua attività di scrittore di narrativa. Hai pubblicato diversi romanzi. Nel 2013 pubblichi il tuo primo libro dal titolo Legio Invicta (edito da Albatros) ambientato nel periodo del crollo dell’Impero Romano per opera dei Barbari in cui alla storia si fonde l’aspetto fantasy. Ce ne vuoi parlare?
“Legio Invicta” è ambientato nel 395 dopo Cristo al tempo della morte di Teodosio e della divisione dell’Impero tra Occidente e Oriente. Narra le avventure di cinque legionari romani che dopo decenni di servizio ritornano in patria, richiamati da un’antica profezia, per affrontare una maligna divinità risvegliata da una loro “vecchia” conoscenza. Dovranno affrontare nemici umani e sovrumani per venirne a capo, ma la battaglia finale (?) sarà combattuta in una tomba celata sotto le mura di Velathri (l’odierna Volterra). “Legio Invicta” è il primo capitolo di una serie di romanzi che hanno per protagonisti Aulo Persio Severo e la sua compagna Clelia, circondati da molti altri comprimari tra i quali spiccano i commilitoni di Aulo. Ho voluto dotare i personaggi di un passato dal quale attingere elementi per scrivere altri racconti. Infatti, dopo la trilogia sono passato a descrivere le avventure dei protagonisti con “La profezia del Vecchio Indovino” e “Adrianopoli”, ma ne ho in mente altri ancora e il prossimo avrà quale co-protagonista Ipazia di Alessandria. Mi piace molto mescolare le carte e legare nel modo più razionale possibile storia e fantasia senza togliere nulla ai due filoni narrativi.
Storia e fantasy sono gli ingredienti anche di un altro tuo interessante romanzo pubblicato l’anno seguente dal titolo “La Regina Oscura”. Un libro intriso di storia e mitologia. Quali sono i valori principali che emergono da questi tuoi romanzi?
Si tratta del terzo capitolo della trilogia iniziata con Legio Invicta ed è ambientato alla fine del terzo millennio avanti Cristo in Mesopotamia. Essendo un fan dei film come Ritorno al Futuro, sono affascinato dal tema dei viaggi nel tempo e ho voluto far compiere ai miei protagonisti un doppio salto nel passato. Infatti nella Dea di Hesperia il racconto si svolgeva alla metà del XIV secolo avanti Cristo in Grecia molto prima della guerra di Troia e nel Vicino Oriente al tempo degli Hittiti di Shuppiluliuma. Nel terzo capitolo Aulo Persio Severo e la sua compagna ritrovata Clelia si ritrovano nell’antica Sumer per sconfiggere definitvamente la Regina Oscura, rappresentata dalla malefica Eresh Kigal, Signora degli Inferi. Per quanto riguarda i valori che emergono dai miei romanzi, il più visibile e tangibile è sicuramente quello dell’amicizia disinteressata tra i protagonisti, pronti ad affrontare pericoli di ogni genere uno al fianco dell’altro. I cinque legionari sono amici d’infanzia e sono legati da vincoli indissolubili. Nella mia vita ho avuto la fortuna di sperimentare questa forma di legame e ho voluto riproporla con forza. Un altro tema ricorrente è quello della lotta incessante tra il Bene e il Male, tra la Luce (della ragione) e l’Oscurità (del caos), ma questo riguarda il mio essere manicheo.
Con i tuoi libri hai ottenuto importanti riconoscimenti. Di recente hai vinto il Primo premio al Concorso Letterario “Samhain” con il tuo romanzo “Turan”. La vicenda è ambientata nell’antica Etruria e ha per protagonista la Dea Turan, Signora dell’Amore e delle Battaglie. Un personaggio eroico che si prodiga per la salvezza dell’umanità. Chi rappresenta Turan?
Turan è la Dea etrusca dell’Amore ed è la corrispettiva di Venere per i Latini, di Afrodite per i Greci, di Ishtar per gli Assiro- babilonesi e Inanna per i Sumeri. Rappresenta per me il legame tra le divinità e l’umanità. Il suo nome è legato etimologicamente al verbo Tur che significa donare, offrire o consacrare (come si può leggere con qualche difficoltà sullo scudo disegnato da mia figlia nella copertina). Nel romanzo Turan si erge quale unico difensore degli Uomini minacciati dal Signore dell’Oltretomba Eita, ma ha bisogno dell’aiuto dei suoi protetti per sconfiggerlo. Chiede quindi ad Aranth Velchanas di recuperare una statua celata nella lontana Ninive che la raffigura per potersi opporre con successo al Nero Signore. In questo caso appare chiara la mia concezione “teologica” classica dove gli Dei non sono onnipotenti, ma legati anch’essi alle leggi della Natura e del Fato. Nei miei racconti le divinità sono costrette a chiedere aiuto agli Uomini e spesso combattono tra loro o affrontano duelli a spada tratta con i protagonisti (come in Legio Invicta dove il dio della Guerra etrusco Laran combatte con Aulo o nella Regina Oscura dove Enlil il dio della Tempesta sumero è ferito dal protagonista). La frase chiave del romanzo è “Ar nunar Turaniri” che significa: Porgi preghiere in favore di Turan. Persino gli Dei della Luce hanno costante bisogno del nostro umile sostegno per vivere e lottare contro l’Oscurità.
L’altro personaggio della storia è il principe Aranth che riuscirà a sconfiggere il male rappresentato dal Signore degli Inferi. Quali sono le caratteristiche di originalità di questo personaggio eroico?
Aranth Velchanas è il figlio dello Zilath di Velathri ed è il comandante dell’esercito della città etrusca. Zilath significa in pratica colui che produce la Legge. Mi affascinava ricreare un personaggio di un’epoca così lontana da noi e cercare di capire quali potessero essere le sue caratteristiche. Per mescolare le carte (more meo solito) ho pensato che fosse figlio di una principessa greca della grande famiglia corinzia dei Bacchiadi e appunto di un etrusco. Di conseguenza ne risulta un rasna piuttosto atipico, molto meno legato alla religione dei suoi contemporanei e molto più pragmatico. E’ il cugino di Luvchume Tarchunies, primo re etrusco di una piccola città sul fiume Tibrim, chiamata Ruma… Nel romanzo appaiono anche i due amici di Aranth, Cneve Kaikna e Larth Velimnas, che rappresentano l’anima del popolo etrusco. Il primo è il degno erede di una grande famiglia realmente esistita fino agli ultimi anni dell’Impero Romano: i Cecina. Cneve è il classico sciagurato, sempre pronto a menar le mani e assaltare fanciulle (consenzienti ovviamente), mentre Larth è il tipico etrusco timorato degli Dei e ligio nel rispetto dei riti, ma la stretta compagnia di Aranth e Cneve lo ha portato su una cattiva (o buona?) strada. I tre compagni non dovranno far altro che inserirsi nella titanica lotta tra l’Impero assiro e la rinnovata potenza babilonese, alleata con i Medi e i Persiani. Combatteranno lungo il Tigri e per le vie insanguinate di Ninive.
Un romanzo storico nel quale personaggi immaginari convivono con personaggi reali. Quale è stata la maggiore difficoltà nel riuscire a rispettare il principio di verosimiglianza nei confronti della realtà storica?
Esiste a mio avviso un patto non scritto, ma ugualmente vincolante tra lo scrittore e il lettore dove il primo si impegna a rispettare la cronologia storica e ricreare per quanto possibile la situazione storica del periodo che si appresta a narrare. Le ricerche e lo studio sono alla base dei miei romanzi e non possono prescindere da essi a partire dalla cronologia e dall’onomastica. Ho avuto modo di rilevare grossolani errori in molti libri, anche di autori famosi. In un romanzo sui Medici l’autore ha posto sul trono di Costantinopoli un sultano turco nel 1411, 42 anni prima della caduta di Bisanzio. In un altro (di un autore italiano) la realtà storica tra Romani ed Etruschi era completamente sovvertita in relazione al periodo storico della narrazione, riferito alla fine del VI secolo avanti Cristo. In Turan è quello della fine del VII secolo avanti Cristo (613-612 a.C) e le uniche “licenze” storiche che ho dovuto/voluto prendere sono state la descrizione delle mura di Velathri che forse non erano così estese e limitate probabilmente alla sola Acropoli, la presenza delle triremi anticipata di mezzo secolo e l’arrivo dei Celti in Etruria. Dopo l’Iliade l’immaginario collettivo è orientato nella visione di un’antica città difesa da potenti mura in pietra e Micene ne è un secondo calzante esempio. Descrivere una Velathri senza cinta difensiva mi pareva poco realistico, mentre inserire le “pentecotere” al posto delle più conosciute triremi mi sarebbe apparso uno sfoggio di cultura inutile. Riguardo ai Celti si tende a retrodatare il loro arrivo nella Pianura padana all’inizio del Sesto secolo (intorno al 590 avanti Cristo). Questo è il risultato di una pacata discussione con un illustre storiografo che ha letto il mio romanzo. Nel racconto compaiono alcuni personaggi storici come il giovane erede al trono di Babilonia Nabucodonosor, graziato dalla spada di Aranth al guado di Assur, e suo padre Nabopolassar. Infine la statua di Ishtar, citata nel romanzo, è esistita realmente. Fu inviata in Egitto per curare il faraone malato da parte del re Hurrita di Mitanni. Tushratta era probabilmente questo re e aveva sottomesso anche l’Assiria prima di cedere di fronte alle armate Hittite, mentre il faraone poteva essere Amenofi IV o Akhenaton il sovrano eretico, padre di Tutankamon.
Per i tuoi prossimi progetti prevedi di proseguire nel filone del romanzo storico con sfumature fantasy?
Mi trovo a mio agio nel mischiare la fantasia con la realtà storica e da un paio di settimane ho vinto la Seconda edizione del Concorso Samhain con un nuovo romanzo dal titolo Thesan, il nome della Dea etrusca dell’Alba. Evidentemente le divinità (femminili) dei miei antichi antenati rasna guardano con occhio benevolo i miei racconti e li favoriscono. In questo nuovo libro di prossima pubblicazione l’azione è ambientata durante la terribile guerra che oppose Roma e Tarquinia dal 358 al 351 a. C., uno dei rari conflitti che Roma non vinse. Fu costretta ad una tregua di 40 anni con un nemico ancora in armi e aver visto 307 suoi soldati sacrificati davanti al tempio di Artumes, prontamente vendicati con la strage di 358 etruschi nel suo Foro. Mi ha sempre incuriosito questa guerra così crudele, dove compare uno dei pochi condottieri etruschi di cui sia restata testimonianza: Aulo Spurinna. In questo nuovo racconto i temi dell’amicizia e della lotta tra la Luce e l’Oscurità sono spinti ancora più avanti, dal monento che i quattro protagonisti sono due Etruschi (Cneve Spurianas e Larth Tulumnes) e due Romani (Quinto Fabio prima Ambusto e poi Rulliano e Gaio Iulio prima Iullo e poi Kaisar). Sono amici d’infanzia costretti prima a combattere in una guerra insensata uno contro l’altro e poi ad affrontare una missione senza ritorno. Gli Dei stessi sono obbligati a scendere sulla terra e combattere spargendo il loro sangue, come Aplu (Apollo) al Fanum Veltumna, o la stessa Thesan che guida la spedizione nel lontanissimo passato dal quale giunge la minaccia.
Dove è possibile acquistare i tuoi libri?
I miei romanzi possono essere acquistati su Amazon e su IBS o direttamente rivolgendosi alla Casa Editrice Antipodes. Sono stati pubblicati con il sistema Print on demand, dal momento che per gli autori come me non è facile emergere nel mondo della grande editoria. Io continuo a scrivere e cercare di migliorare e poi vedremo…
Roberto, è stato davvero coinvolgente e appassionante lasciarsi trasportare nella dimensione storica fantasy che contraddistingue i tuoi romanzi. Il genere del romanzo storico è piuttosto complesso poiché presuppone una accurata ricerca non solo da un punto di vista storico ma anche filologico, se poi si desidera connotare la storia dell’elemento fantasy, la sfida diventa ancora più impegnativa. Davvero davvero tanti complimenti per essere riuscito a coniugare brillantemente questi due ambiti davvero molto complessi.