di STEFANIA ROMITO
Ciao Filippo, tu svolgi l’attività di impiegato ma coltivi da sempre un grande amore per la lettura e la scrittura. Il tuo primo racconto risale a circa vent’anni fa. Che cosa rappresenta per te la scrittura?
Non penso di esagerare se dico che la realtà mi annoia, con i suoi schemi, la sua arroganza, la sua supponenza di voler sempre spiegare tutto. La scrittura è evasione. Scrivere, per me, significa creare mondi fantastici e paralleli in cui raccontare davvero le storie che sento dentro, e in qualche modo far emergere una parte di me stesso. Quella più sconosciuta e insospettabile, magari. Scrivere non è solo dare sfogo alla fantasia, ma anche affermarsi in un modo diverso, presentarsi agli altri sotto differenti spoglie, forse quelle più vere che hai, e che talvolta hai paura di mostrare. Nel mio caso però, vedendo quello che pubblico, sarà meglio che chiarisca subito una cosa: non sono un serial killer!
Tra gli autori che ami di più in assoluto vi sono Edgar Alla Poe, Lovecraft, Stephen King, Landsdale e per quanto riguarda gli autori italiani Faletti, Baldini e Carrisi. Da queste tue predilezioni letterarie comprendiamo che i generi narrativi che ti appassionano sono prevalentemente il giallo, il thriller, l’horror e la fantascienza. Tra l’altro sei anche membro dell’Horror Writers Association. Ci vuoi parlare di questo?
Con piacere. Come ho scritto prima, la realtà mi annoia e cerco qualunque cosa possa farmi evadere. Sono un sognatore, un bambino mai cresciuto che crede ancora a Babbo Natale, e quindi mi viene naturale identificarmi in quei generi letterari che danno spazio all’incredibile, all’impossibile, dove il sogno prende vita e l’incubo talvolta prevale. Non saprei dire per quale altro motivo sono così attratto da questi generi, ma ritengo che quello principale sia proprio la loro capacità di allontanarmi dalla realtà.
Uno dei tuoi grandi ispiratori letterari è il jogging. Hai dichiarato che appena puoi indossi la tuta, le scarpe da ginnastica e vai a correre tra i meravigliosi ambienti naturalistici che contraddistinguono la tua stupenda regione: la Toscana. E’ così?
Assolutamente vero. Il jogging mi aiuta non solo a tenermi in forma, ma anche a staccare la spina da pensieri e preoccupazioni, mi libera la mente dalle “scorie” della giornata e di conseguenza la prepara ad accogliere nuove idee, sempre fresche e benvenute. Quando corro, in mezzo alla mia amata campagna toscana, mi sento in sintonia col mondo, con la natura, e la mente prende a vagare, a immaginare situazioni e storie. La maggior parte dei libri e racconti che ho pubblicato, li definirei “figli del jogging”.
Tu esordisci nel panorama editoriale nel 1999 con il racconto “Il cucciolo”. Nel 2006 pubblichi, invece, il tuo primo romanzo dal titolo “Senza paura” (edito da Tabula Fati). Quali sono gli aspetti peculiari di questi tuoi primi lavori letterari?
“Senza paura” prende spunto da una leggenda paurosa locale, che mio nonno mi raccontava sempre quando ero piccolo. Non a caso questo libro è dedicato proprio a lui. É ambientato nella mia terra, tra paesi e zone che frequento abitualmente, ed è la versione romanzata di questa storia un po’ macabra, ma assolutamente originale e da riscoprire. Il cucciolo, invece, é dedicato al mio gatto, che ora non c’è più. All’epoca avevo da poco accolto un cucciolo tigrato in casa, e questo è stato il modo più sincero e spassionato con cui ho voluto dimostrargli il mio amore. A modo mio, si intende, perché il gattino del racconto non é poi così tanto… affettuoso.
Dopo altre pubblicazioni tra cui Ombre, Il giorno dei morti e Best Seller giungi finalista al torneo “Ioscrittore” con il romanzo Il paese, e sempre nello stesso anno, vinci il secondo premio al “Premio Letterario Terni Horror Festival” con il romanzo Il faro. Ci vuoi parlare di queste importanti esperienze?
Sono state due esperienze davvero eccezionali, per me. Da anni avevo un racconto breve, nel cassetto, che un giorno decisi di rispolverare e revisionare. Risultato? Divenne un romanzo di quasi quattrocento pagine, un thriller psicologico che mi piaceva davvero molto. Così decisi di iscriverlo al torneo Ioscrittore, e con mia grande sorpresa arrivò in finale. Tutt’oggi, l’esperienza Ioscrittore, resta una delle più positive, perché anche se non ho vinto, ho avuto modo di ricevere critiche e osservazioni (e apprezzamenti), che mi sono tornati utili successivamente, in fase di editing. Posso dire quindi che è stato un piacere confrontarmi con lettori/scrittori tanto appassionati quanto sinceri. Anche per il Terni Horror Festival è accaduta più o meno la stessa cosa: un vecchio romanzo che ammuffiva nel cassetto (vabbè, nel PC), che tirai fuori, rilessi, corressi e decisi di iscrivere al Premio Letterario. Tutto mi sarei aspettato, meno che venir selezionato da Tullio Dobner (traduttore di Stephen King e John Grisham), come secondo classificato. Una gran bella soddisfazione.
Nel settembre di quest’anno esce in versione e-book un altro tuo romanzo thriller dal titolo, “Ti guarderò morire” ambientato in Toscana. I bellissimi paesaggi bucolici fanno da contraltare a una vicenda al cardiopalma connotata da mistero e suspense. Quali sono le peculiarità più originali di questo romanzo che lo differenziano dagli altri appartenenti allo stesso genere?
Innanzitutto ci tengo a specificare che “Ti guarderò morire” è lo stesso romanzo con cui ho partecipato a Ioscrittore, solo totalmente rivisto e modificato (compreso il titolo). Credo che la peculiarità del mio libro sia quella di affrontare un argomento di cui si sente poco parlare: i pericol del web e della rete. Da un po’ di tempo mi sono reso conto che la mattina, quando mi sveglio, sono due le cose più urgenti che faccio: spengo la sveglia, e accendo il cellulare. Dopo pochi minuti sono già indaffarato con posta elettronica, social e messaggi vari. Sono già connesso. E lo resto per quasi tutta la giornata, senza rendermene conto. Come me, molte altre persone. Siamo diventati internet-dipendenti. Il web è l’invenzione più rivoluzionaria degli ultimi decenni, ma nessuno di noi ha la reale percezione del pericolo che si trascina dietro. Siamo ostaggio dei social network, dei media, siamo “l’esercito dei selfie”, ma ci siamo mai chiesti dove finisce il materiale che postiamo, condividiamo, pubblichiamo con tutti? In mano a chi? Mi sono fatto questa domanda, e ho iniziato a scavare. La risposta è in questo libro.
Orlando rappresenta la figura dell’eroe che viene perseguitato e che cerca in tutti i modi di difendere la sua amata Elise. Mi viene da pensare che il nome di Orlando tu non l’abbia attribuito a caso al tuo protagonista. Vi è un implicito rimando all’Orlando ariostesco?
In realtà cercavo un nome diverso dai soliti standard. Certo, nel libro ci sono vari richiami all’Orlando innamorato del Boiardo, non tanto perché sia un fan dell’opera, quanto, appunto, per la forza del nome e del personaggio. Se poi devo essere sincero, quando rispolverai il racconto per farne un romanzo, non ebbi il coraggio di modificare il nome, forse più per un sommo rispetto verso il passato, che per altro. Stessa cosa per la compagna di Orlando: Elise. Anche in questo caso ho cercato un nome che fosse fuori dal comune, per una coppia ordinaria, ma originale: lui italiano, lei francese. Alla fine mi sono talmente affezionai ai loro nomi, che non sono mai riuscito a sostituirli.
Di solito nei romanzi thriller la tematica sentimentale tende a passare in secondo piano proprio per privilegiare aspetti peculiari del genere come il mistero, la tensione, l’azione che deve essere sempre dinamica. Nel tuo romanzo che ruolo riveste l’amore?
L’amore è al centro di tutto, anche in questa storia. Può non sembrare, ma è per amore di Elise che Orlando affronta e sopporta l’incubo che si ritrova a vivere, ed è sempre per amor suo che si lascia sopraffare dall’amaro calice della vendetta, tema che sarà ripreso e approfondito nel seguito del libro, già in lavorazione. Quindi sì, l’amore c’entra eccome, ed è il fulcro della vicenda.
Ciascun lavoro letterario veicola, seppur in misura e in forma diversa, messaggi esistenziali spesso rappresentati attraverso l’uso della metafora. Quali sono i messaggi esistenziali che intendi veicolare con i tuoi romanzi e, in particolare, con quest’ultimo?
Fare attenzione al mondo in cui viviamo, perché non è così idilliaco come vorrebbe apparire. Fare attenzione al web e ai pericoli oscuri che nasconde, e qui la raccomandazione si fa doppia quando parliamo dei nostri figli, nipoti, dei giovani insomma, sempre più internauti, sempre più connessi al mondo digitale, e disconnessi dalla realtà. Perché certe storie, magari quelle che sentiamo di sfuggita al TG o alla radio, non sono poi così lontane da noi. Sono dietro l’angolo.
Dove è possibile acquistare i tuoi libri?
Oltre che sui rispettivi siti degli editori (Delos Digital e Edizioni Esordienti Ebook), anche su tutti i maggiori Store on line come Amazon, Kobo, Google Play, iBooks, IBS.

Bene, Filippo, è stato molto interessante entrare nel tuo affascinante molto letterario. Noi siamo sempre molto contenti quando incontriamo giovani scrittori dotati di un autentico talento letterario. Noi ti auguriamo, quindi, di ottenere bellissime soddisfazioni con i tuoi lavori letterari e di raggiungere tutti i tuoi obiettivi perché davvero te lo meriti.