di STEFANIA ROMITO
L’HISTORIA DEL ENCANTO MÁGICO scivola lento sulle seducenti note di una “Samba pa ti”, avvolto in una provocante danza di eros e passione. La quintessenza di un sentimento che svela il suo incanto nel momento in cui rivela la sua travolgente sensualità. Le carezzevoli note di un sax guidano mani smaniose di estasi in un seguire di passi che si perdono negli sguardi penetranti di indefinibili istanti. “Penetrandoti ti possiedo, amare è possedersi”, recitano i versi di Pierfranco Bruni, errante viaggiatore nell’antropologia di un amore, alla continua ricerca di scavi proibiti nel voluttuoso gioco di immaginifici amplessi.
“Girati, vola, prendimi. Girandola Donna luna, lascia che sia il suono a parlare il linguaggio della sensualità” in una assordante sinfonia di piaceri che si fonde alle nebbie eterne degli arcobaleni. Eleganti fascinazioni, incomparabili intese, inebrianti immaginari legano onde a fili d’amore in un elegante intreccio di corpi nella nudità di una notte di lune dove i richiami all’incanto magico scolpiscono le ombre di una incontenibile passione. “Sei la mia pazzia, follia io in te”. Velati sussurri lambiscono le dune dei deserti negli orizzonti della favola e del mito. Conchiglie di rocce nei cerchi della corrida colorano le albe sui mari nei luminosi notturni degli amanti, in una infinita e disperata ebbrezza d’amore.