di Stefania Romito
Cari amici del gruppo, oggi avrò l’immenso piacere di intervistare un personaggio che ha fatto molto parlare di sè e che sono davvero onorata di ospitare nel mio gruppo “Ophelia’s friends”. Un personaggio fuori dal comune che sono certa vi affascinerà con la sua dolcezza e purezza d’animo. Il suo nome è Gian Albino Testa, meglio conosciuto con il romantico appellativo di “l’Omino delle fiabe” 🙂
Ciao Gian, sono felicissima di poterti presentare al gruppo “Ophelia’s friends”, anche se, probabilmente, molti dei membri già ti conoscono come “l’Omino delle fiabe”. Tu sei un’insegnante di Lettere con una grandissima passione per le fiabe e le filastrocche. Com’è nata in te questa predilezione?
Sì, insegno Italiano nella scuola media e ho sempre scritto fiabe soprattutto ambientate nei luoghi che visitavo dopo una ricerca storica. Avevo pubblicato già per Einaudi la storia del villaggio operaio Leumann dove vivo e che era anche l’argomento della mia tesi di laurea . Era un saggio in Villaggi operai in Italia e indubbiamente l’esperienza della storia ha anche influito sullo scrivere fiabe. Il linguaggio era però troppo specialistico. Intanto mi dilettavo anche a fare acquerelli di paesaggi con personaggi inventati da me. Poi nel ’94 , durante una manifestazione estiva, ho pensato di scrivere dietro ai miei disegni una fiaba o in filastrocca o in prosa. E’ nata così l’ideazione del mio banchetto di scrivano delle fiabe e mi son fatto chiamare “l’Omino delle fiabe”. Un tavolino, un carillon, una candela e gli acquerelli messi dentro un espositore di cartoline. Le persone si avvicinano, scelgono un acquerello, mi dicono il loro nome, un sogno, il nome di un amore e io in pochi minuti scrivo una fiaba unica. Questo, a poco a poco, è diventato il mio studio all’aria aperta e sono diventato l’editore di me stesso ed ogni fiaba è unica e personalizzata.
Hai scritto più di ventimila fiabe che ami corredare con i tuoi magnifici acquerelli. La tua particolarità è quella di scrivere “fiabe su misura”. Mi piacerebbe sapere quali sono gli espedienti che utilizzi, i cosiddetti “trucchi del mestiere”.
Ho girato molte manifestazioni e mercatini con qualsiasi condizione climatica, poi le organizzazioni hanno cominciato a chiamarmi pagandomi per scrivere e questa è stata la prova che la mia iniziativa funzionava. Gli espedienti variano e bisogna mettersi nell’ordine di idee di scrivere personalmente per gli altri e non per se stessi. L’aspetto importante è l’osservazione delle persone e cercare, in pochi minuti, di cogliere l’essenza della persona e questo comporta un dispendio di energie. Di solito chi si fa scrivere una fiaba ti trasmette la sua energia, ma alle volte dalla persona non filtra nulla soprattutto quando i desideri sono avere tanto denaro. Ho stabilito una sorta di Guinness dei Primati con 20.000 fiabe scritte. Se sei pagato da un’organizzazione, ti puo’ capitare di scriverne anche 60 in una giornata, ma ora la crisi ha ridotto un po’ la richiesta.
Le parole che impieghi più di frequente sono “arcobaleno” e “girotondo”. Ti posso chiedere il motivo?
“Arcobaleno” perché ciascuno di noi è alla ricerca dei suoi colori che orchi cattivi hanno nascosto e l’arcobaleno è il simbolo di questa ricerca e viene sempre dopo una tempesta e i suoi colori sono una festa. “Girotondo” è la condizione che l’uomo deve ritrovare come motivo di solidarietà . Girare insieme vuol dire partecipare alla vita degli altri senza egoismi.
Quando eri alle elementari, hai avuto la fortuna di frequentare un laboratorio sulla fiaba tenuto dal grandissimo Gianni Rodari. Quanto è stato importante per te il suo insegnamento?
Il laboratorio con Rodari ha indubbiamente inciso sulla mia passione per le fiabe e in particolare per la fiaba urbana e per la filastrocca. E’ stata una bella esperienza, ma era un fumatore accanito e noi bambini dovevamo anche seguirlo col cappotto fuori quando lui fumava, purtroppo fumo anche io ma quando scrivo in strada cerco di evitarlo Non è un buon esempio. Ma a parte il fumo, il laboratorio con Gianni Rodari mi ha insegnato a condividere e a creare parole in libertà e la filastrocca, con la sua leggerezza, aiuta a riflettere anche su argomenti importanti.
Nel 2002 hai deciso di apportare alcune modifiche strutturali alla tua casa, una villa anni Trenta circondata da un giardino di 1.500 metri quadrati, e di crearne all’interno la “Casa della fiaba”. Come ti è venuta questa idea?
Quando ho alzato la casa di mia mamma nel ’94, ho poi deciso di farne un centro dove si svolgessero feste per bambini, laboratori e spettacoli. Con me lavora Eleonora Corrado, la “Fatina Azzurra” e altre persone che, in giorni diversi, propongono i loro laboratori dopo aver creato con me dei progetti di fiaba. Laboratori che poi vengono anche portati nelle scuole. Nella Casa i genitori fanno il laboratorio coi bambini poiché sono loro che poi diffondono la fiaba e ne stimolano la creazione. Ci son anche laboratori per adulti che vogliono migliorare le loro capacità espressive per diffondere il messaggio di fiaba. Si organizzano anche stage per adulti nei fine settimana e chi li frequenta puo’ soggiornare gratuitamente presso la casa della fiaba. Ultimamente, coi progetti di laboratorio aperte a tutti, la Casa intende offrire una molteplicita’ di proposte ed avere dei collaboratori che, dopo la preparazione dei contenuti, sviluppa con me temi propri temi e abilità in relazione alle fiabe. Quindi la Casa è un po’ il centro che permette ad artisti di proporre i propri laboratori.
Mi ha colpito molto questa tua frase: “Le favole danno modo di crescere, di fare uscire l’Io bambino anche nell’adulto”. In queste parole sembri riallacciarti alla “poetica del fanciullino” di Pascoli. Secondo Pascoli l’adulto, per andare oltre l’apparenza delle cose, deve farsi fanciullino e guardare alle cose con stupore e meraviglia, proprio come se le vedesse per la prima volta; soltanto così potrà coglierne la vera essenza. E’ questo il messaggio che intendi veicolare con le tue fiabe?
Più che al “fanciullino” del Pascoli, le fiabe da me scritte parlano alla natura bambina della persona e a quei sentimenti che nel bambino sono presenti: amore trasparente, solidarietà e voglia di giocare per crescere. L’adulto che non mette in gioco la propria natura bambina favorisce l’opera degli orchi che nella vita uccidono le cose belle. Questi sono i veri antagonisti che non ci permettono di vivere in modo positivo e la fiaba aiuta a comprendere come una certa morale corrente tenda a fare di noi delle persone vuote e qualunquiste. La fiaba ci conduce sui sentieri della riscoperta delle nostre qualità: riscoprire l’arcobaleno e la bellezza del girotondo.
Gian Albino Testa è un personaggio unico nel suo genere, un uomo d’altri tempi che, con la sua infinita dolcezza e immensa umanità, è in grado di farci volare sulle meravigliose ali della fantasia… per tornare bambini, per riscoprire noi stessi 🙂
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sito ufficiale “Casa della fiaba”
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