di Stefania Romito
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Questa la frase simbolo de Il Gattopardo, un romanzo che ha segnato il Novecento letterario italiano e che ha stimolato la genialità intellettuale di Riccardo Tanturri. Nel suo Gattopardo innamorato (edito da Rubbettino) pone in evidenza, in maniera unica e magistrale, l’intrinseco valore storico e sociale del capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Da attento critico letterario, Tanturri sottolinea come la potenza de “Il Gattopardo” non sia solo quella di aver delineato un affresco seducente e particolareggiato del cambiamento storico e politico che ha caratterizzato il Risorgimento, e che ha provocato il tramonto borbonico, il declino progressivo dell’aristocrazia feudale e l’affermazione di una nuova classe sociale, ma di averlo fatto in un momento in cui si stava vivendo un’altra importante stagione storica. Giuseppe Tomasi di Lampedusa avrebbe quindi trasposto all’epoca dell’Unità d’Italia la situazione politica e sociale del tempo in cui si trovava a vivere, avvalendosi di un uso sapiente della metafora.
“La storia è ciclica, la storia si ripete”, affermava Machiavelli. E Tomasi lo sapeva bene. Come ricorda Tanturri, il primo capitolo de “Il Gattopardo” è stato scritto nel 1956. Un’epoca in cui gli alti boiardi di Stato e i funzionari dei partiti politici stavano soppiantando la borghesia agraria e pre-industriale che aveva dominato fino a quel periodo. Per Tanturri la genialità del romanzo sta proprio in questo: nell’aver posto in evidenza una questione di così grande rilevanza in un periodo in cui la classe intellettuale era per di più orientata verso i problemi delle classi operaie e contadine, dando vita a lavori letterari di carattere cronachistico di chiara impronta neorealista.
La questione, come Riccardo Tanturri sottolinea nel suo libro “Il Gattopardo innamorato”, è di più ampia portata. Le trasformazioni storiche e sociali, causate anche dalla Riforma Segni del 1951 (profetizzata nel romanzo dalle parole di Padre Pirrone) stavano determinando trasformazioni epocali che sembravano passare quasi del tutto inosservate. Questa è anche la ragione che causò la sottovalutazione dell’opera (o forse è meglio parlare di un vero e proprio “rifiuto”) da parte della critica intellettuale dell’epoca. Tanturri rimarca come il romanzo fu respinto per ben due volte da Elio Vittorini e da altri intellettuali tra cui Domenico Rea e Vittorio Sereni. Soltanto Montale e pochi altri ne riconobbero la grande rilevanza storica e sociale. Il romanzo, com’è noto, dopo il rifiuto della Mondadori e della casa editrice Einaudi, verrà pubblicato postumo dalla Feltrinelli nel 1958, in un’edizione curata da Giorgio Bassani. Nel 1959 vincerà il Premio Strega. A tutt’oggi è considerato da molti il migliore romanzo del Novecento.
Nel suo saggio-biografia Riccardo Tanturri ha saputo approfondire i punti salienti accompagnando il lettore nei risvolti più significativi dell’opera. La sua appassionante scrittura ci immerge nel mondo dell’aristocrazia feudale in una stimolante alternanza di finzione e realtà. Le eleganti scene del fim di Visconti si fondono alla versione romanzata di Tomasi di Lampedusa proprio come la vita del principe di Lampedusa diventa un tutt’uno con il suo romanzo. E così il bisnonno astronomo del nobile scrittore siciliano si incarna in don Fabrizio Salina del film di Visconti, simbolo di una classe intrisa di nobili valori destinati ad annullarsi nelle spietate pieghe di un’economia industriale che, a partire dagli anni Sessanta, avrebbe dominato la scena politica. Tanturri rimarca in maniera suggestiva la consapevolezza profetica di don Fabrizio che “niente sarà come prima, sarà solo peggio” riproponendo i dialoghi più profondi del romanzo. Di grande spessore esistenziale e umano rimane l’amara considerazione del Principe Fabrizio quando si accinge a congedarsi da Chevalley, venuto appositamente da Torino per offrirgli un seggio al Senato del Regno. Memorabili le sue parole: “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli le iene e tutti quanti continueremo a crederci il sale della terra”. La rinuncia di don Fabrizio alla carica offerta è il rifiuto al volersi conformare alle nuove regole del governo unitario di inglobare i personaggi più in vista dell’aristocrazia meridionale, per uno scopo più rappresentativo che di responsabilità. Riccardo Tanturri pone un riflettore su questo aspetto del romanzo che esalta l’impeccabilità dei valori incarnati da don Fabrizio.
L’altro elemento di grande rilievo che contraddistingue la personalità del principe Salina, e che Tanturri mette in debita evidenza nel suo mirabile Gattopardo innamorato, è l’atteggiamento progressista e liberale che onora il ceto di appartenenza. La sua grande apertura mentale, che riflette quella dello scrittore Tomasi di Lampedusa, gli fa comprendere che l’unico modo per l’aristocrazia di sopravvivere è il mescolarsi con la nuova classe emergente in uno scontro che dovrà assumere i connotati di un “incontro”, come emerge dalla sua rassegnata consapevolezza che “in alcuni periodi storici le società si devono rinnovare per non morire”. Per questo si fa fautore del matrimonio tra il nipote Tancredi, principe di Falconeri (ispirato dal personaggio reale di Corrado Valguarnera) e la bella Angelica (nella realtà storica Maria Favara, figlia del sindaco Vincenzo Favara, ossia Calogero Sedara nella finzione letteraria) che simboleggia la nuova classe in ascesa, dalle grandi risorse economiche ma del tutto priva di un lignaggio nobiliare. Don Fabrizio dimostra di apprezzare anche la missione ideologica del nipote Tancredi. Un nobile che si adatta alle trasformazioni del suo tempo. Il giovane nipote rappresenta, infatti, l’apertura della classe nobiliare al cambiamento. Un cambiamento che viene sancito ufficialmente con il matrimonio con Angelica.
Oltre a questi aspetti ve n’è un altro che rende ancor più superlativa e originale la biografia di Tanturri. L’amore di don Fabrizio nei confronti dell’incantevole Angelica. Elemento, questo, ancora immerso nel mistero. Visconti fa intuire questo “scandaloso” e inappropriato sentimento nei dialoghi tra don Fabrizio e Angelica, che si fondono a sguardi di ardente passione durante il ballo a Palazzo Ponteleone a Palermo. Un ballo che sancisce un’unione sentimentale che nella realtà storica, come Tanturri ipotizza, ci dev’essere stata. A provarlo sarebbero i sonetti appassionati del principe Salina dedicati alla fidanzata del nipote Tancreti, contenuti nel Canzoniere di Casa Salina. Unione sentimentale che potrebbe essere stata tenuta volutamente nascosta per non offuscare la figura impeccabile del bisnonno astronomo dell’autore, che ha ispirato il personaggio di don Fabrizio Salina. Ed è proprio questo Canzoniere ad aver alimentato la curiosità di Tanturri tanto da ispirargli la stesura del Gattopardo innamorato. Un Canzoniere che comprende anche il capitolo del ballo e l’Ode di padre Pirrone. Uno scritto ancora avvolto nel mistero poiché non è tuttora chiaro se quei versi siano stati scritti da Giuseppe Tomasi di Lampedusa oppure dagli stessi personaggi ai quali vengono attribuiti. L’acutezza mentale di Tanturri, che si evince anche dalle domande che rivolge a Gioacchino Lanza (figlio adottivo dello scrittore siciliano) nel corso di una importante intervista contenuta nel saggio-biografia, aprono nuovi orizzonti che tendono ad accrescere il fascino e il valore de Il Gattopardo.
E come il Boiardo che con il suo Orlando Innamorato ispirò l’Orlando Furioso a Ludovico Ariosto, celebrando un mondo cavalleresco destinato a estinguersi, così Riccardo Tanturri celebra, con il suo Gattopardo innamorato, i valori di un mondo estinto, facendoli rivivere attraverso l’affascinante personalità di don Fabrizio e la sensuale figura di Angelica. Quella stessa Angelica che continua ad infiammare il cuore di Orlando così come quello del principe Salina. Un nome che evoca una bellezza senza tempo e l’eleganza di lontani ideali irrimediabilmente sopiti.
Il Gattopardo innamorato. Un saggio, una biografia che racconta un mondo ormai tramontato che continua ad esistere soltanto in quelle anime pure capaci di vivere autenticamente gli antichi valori di un tempo.
Del libro di Riccardo Tanturri Il Gattopardo innamorato si parlerà al Premio Scanno il prossimo 14 Settembre a 60 anni dal Premio Strega a Il Gattopardo. Inoltre verrà dedicata un’intera puntata di “OPHELIA’S FRIENDS ON AIR”, trasmissione radiofonica da me ideata e condotta.