di Stefania Romito
Carissimi amici del gruppo, è con grande piacere che vi presento un giovane scrittore romano, autore di un romanzo davvero avvincente. Il suo nome è Simone Pinna 🙂
Simone, è un vero piacere averti nel nostro gruppo. Ti va di raccontarci come nasce in te l’amore per la scrittura?
Ciao Stefania, anzitutto complimenti per questa seconda stagione del programma, ti seguo da molto tempo ormai ed è grazie a te che ho scoperto molti artisti eccezionali, non solo scrittori. Per quanto riguarda il mio amore per la scrittura, questo è nato grazie a mia madre. Da bambino, come tutti i bambini, avevo una fervida immaginazione e il mio sogno era poter riprodurre tutto ciò che era magico, che l’avessi letto in un libro, o visto in un cartone animato, insomma, quale bambino non sogna di indossare l’armatura del suo eroe preferito o di poter usare dei superpoteri. Cosa c’entra mia madre in questo? Lei mi ha assecondato, facendo sviluppare in me un fantasia che ancora oggi mi porto dietro. Mi racconta ad esempio, che tutte le sere mi leggeva storie di cui ormai conoscevo a memoria le parole, o che mi aiutava a costruire con le scatole di cartone quelle che per me che erano delle straordinarie armature da cavaliere. Ha fatto in modo che la mia fantasia non venisse tarpata, che l’esuberanza di un bambino potesse esprimersi su ogni fronte. E tutto questo è maturato, negli anni, man mano che crescevo, finché alle scuole superiori sono riuscito a mettere su carta le mie fantasticherie, perché incontrati un gruppo di ragazzi che faceva giochi di ruolo fantasy, e quale modo migliore per iniziare a scrivere, se non quello di creare storie per giochi da tavolo? Come il blasonato Dungeon e dragons, e così che mi sono innamorato della scrittura, mettendo su carta una serie di complessi eventi che diventavano “reali” su un tabellone di cartoncino, zeppo di dadi e statuine.
Quando e come ti è venuta l’idea di scrivere il tuo primo romanzo “Substantia”?
“Substantia” nasce in modo inusuale: ricordo benissimo il sogno che mi svegliò. Era la mattina del 4 febbraio 2015, mi alzai dal letto abbastanza scosso, con le immagini di quel sogno che mi passavano ancora davanti agli occhi e che provavo a scacciare. Non ci riuscii, arrivai a sera tarda con ancora in testa l’immagine di una forte tempesta di neve, e siccome ero in compagnia di alcuni amici iniziammo a parlare del significato dei sogni e gli raccontai il mio. Loro cosa fecero, mi consigliarono di scriverlo, ma non per farci un romanzo sia chiaro, semplicemente perché il cervello, quando inizi a scrivere un ricordo, tende a chiudere tutti quei buchi che si formano nella memoria quando il tempo passa, ed ecco che in quel modo il mio sogno poteva trovare un senso, un motivo per cui l’avevo sognato. Quello che accadde la mattina successiva fu un vero disastro o forse un colpo di fortuna, non saprei dirlo, perché mi ricoprii di fogli scritti a mano e ad ogni parola ne veniva fuori un’altra e un’altra ancora, finché “Substantia”, nel giro di circa un anno, è diventato un romanzo di ben 330 pagine, con una struttura complessa e organizzata. Ad esempio ho passato circa un mese a studiare le interazioni chimiche che intercorrono tra i vari stati della materia, solido liquido e gassoso, perché in “Substantia” il romanzo gira attorno ad alcuni esperimenti su cavie umane, e oltre a voler rendere i personaggi credibili, ho deciso che anche gli effetti della “Substantia” su di loro dovessero essere biologicamente possibili. Oppure un’altra cosa su cui ho puntato, e alla quale tengo molto come lettore in primis, e anche come scrittore, è la struttura a strati che forma questo libro: mi spiego meglio. Il lettore di romanzi thriller man mano che legge il romanzo tende a fare congetture, su chi è il malvagio di turno, su come sarà il finale, ed io ho voluto premiare proprio questo tipo di lettori inserendo in “Substantia” degli indizi, che i più attenti sapranno decifrare. A cosa serve questo giochetto? Nel mio romanzo c’è una sottotrama, volutamente velata, che nel momento in cui la si comprende cambia completamente la prospettiva in cui si legge la storia. Parlo di romanzo stratificato perché se questi dettagli non vengono colti, e non si scava a fondo nella storia, si arriva comunque ad un finale che sviscera ogni dubbio, e si può rileggere il romanzo da una nuova prospettiva, accorgendosi di gesti e frasi a cui non avevamo dato peso inizialmente e che invece spiegano moltissimo. Di questi indizi ce ne sono circa 20.
Questo tuo romanzo, che potremmo definire un fantathriller, narra la storia di Anton e Massimo, due personaggi agli antipodi coinvolti nell’esperimento segreto su cavie umane. Senza svelare troppo della trama, ti va di spiegare cosa lega i loro destini?
Certo, “Substantia” è di base un romanzo thriller, ma ho voluto dare uno sfondo fantascientifico al tutto, infatti la prima cosa che salta all’occhio leggendo di questi due personaggi è che sono legati da un misterioso liquido chiamato “substantia”, da cui prende il nome il libro. Questa particolare materia tira le fila di una trama complessa, dove Anton e Massimo, invischiati in questo esperimento su cavie umane, tentano con tutte le loro forze di districarsi, finendo in una tela di ragno dove più ci si dimena più si rimane intrappolati. Un’altra cosa fondamentale che lega i due personaggi è l’emozione: ho diretto la narrazione come fosse un film, in cui il lettore vede con gli occhi dei personaggi ciò che accade, e conosce nulla di più di quello che conoscono loro. Questo meccanismo fa sì che il lettore evolva assieme ai protagonisti, gioendo o piangendo assieme a loro, mentre si evolvono in una serie di eventi, tipici di un thriller. Ho deciso poi di rendere unici i personaggi, narrando con un linguaggio in prima persona gli eventi di Anton, e in terza persona quelli di Massimo, così che basta leggere le prime righe di un capitolo per essere certi di chi è in scena, collocando perfettamente nello spazio i due protagonisti.
Questo è davvero un espediente geniale, complimenti! Due personaggi diametralmente opposti, non solo per l’età e condizione, ma anche per la tipologia di atteggiamento e per i valori che perseguono. Non è così?
In parte è cosi, ma imparando a conoscerli capiamo che hanno molto in comune e ciò che davvero li rende distanti è il modo di pensare, nonché l’approccio alle difficoltà. Ma partiamo dall’inizio: Anton è un bambino prodigio, il suo quoziente intellettivo è talmente alto da averlo reso oggetto di studio del CRSU, acronimo di centro di ricerca sulla “substantia” per l’umanità. Ma il bello di Anton risiede proprio nel suo dualismo, perché se da un lato ragiona, calcola, come un genio, dall’altro è pur sempre un bambino di 9anni. Mi sono divertito moltissimo a giocare sulla sua personalità e ammetto che vederlo crescere in modo coerente durante tutto il libro è stato emozionante ma a volte non nascondo di aver trovato grande difficoltà. Massimo invece è un uomo, razionale e legato alla moglie e alla figlia, fa tutto ciò che è in suo potere per preservarla e prende le decisioni in modo adulto, seppure ha un lato emotivo molto forte. Potrei dire che Anton e Massimo si compensano perfettamente, è interessante come in situazioni molto simili prendano decisioni differenti, che poi hanno grosse ripercussioni sulla storia, perché una caratteristica di “Substantia” è che il lettore ha davvero in mano il libro. Non ti viene detto chi amare o odiare, ci sono solo fatti, ed è in base a quello che i personaggi fanno, e a ciò che le loro scelte comportano, che il lettore deciderà da che parte stare. Questa è stata una precisa scelta stilistica, non volevo imporre al lettore dei canoni precisi, volevo che fosse lui ad affezionarsi spontaneamente ad uno o a entrambi i protagonisti. Ho deciso di impormi su un solo aspetto, la fisionomia dei personaggi, perché per quanto uno scrittore possa essere bravo a descrivere, il suo lettore non immaginerà mai un personaggio identico a quello del suo creatore, è una cosa normalissima. Ma in “Substantia” la fisionomia è fondamentale quindi ho deciso di collaborare con 4 illustratori professionisti, uno della Bonelli e uno della Scuola Romana di Fumetto ad esempio, per dare una forma a Massimo e Anton. Il risultato è stato molto suggestivo, soprattutto in quei capitoli dove c’è un fatto importante, e appena finito di leggere c’è l’illustrazione che immortala quel momento, dando maggior risalto all’azione insinuando mistero e dubbio. Inoltre ho nascosto dei piccoli indizi anche in queste immagini.
L’altro personaggio di rilievo è il dottor Asimov. Che funzione ha nella vicenda?
Ramiro Asimov è un personaggio fondamentale, perché è grazie a lui se il romanzo ha un ritmo scandito, e si può collocare in modo ordinato la successione degli eventi. Le lettere che invia sono zeppe di informazioni che fanno pensare il lettore, “ma allora quella vicenda è andata davvero così? Magari sta mentendo, di chi mi devo fidare?”. È un escamotage che tiene alta la tensione e scandisce il tempo che passa. Ma Ramiro non è solo questo: avevo anche bisogno di un antagonista con la A maiuscola, di qualcuno che il lettore potesse detestare. Ma non il solito cattivo che fa cose riprovevoli e per il quale lo si odia, no, un personaggio perfettamente coerente, dedito alla sua ricerca, che fa impazzire per la sua lingua tagliente e le sue risposte secche. Eppure è il personaggio che io amo di più. Perché Ramiro nasconde un insospettabile segreto, che scuote le basi di tutta la trama non appena se ne viene a conoscenza.
Quali sono i messaggi che hai voluto veicolare attraverso queste tre figure maschili?
Allora, ci sono romanzi che insegnano qualcosa, che ci fanno vedere il mondo in modo diverso e narrano realtà a noi sconosciute, io con “Substantia” ho voluto proporre al lettore una nuova domanda e la domanda è: chi sei? Si, proprio riferita al lettore, perché quando a un certo punto del romanzo si sceglie da che parte stare, quale personaggio amare, il lettore svela il suo carattere, il suo modo di essere. Prima di arrivare all’odierna casa editrice ho incontrato molti lettori, grazie al Crowdfunding con cui è nato il libro, ed è stato bellissimo vederli discutere sulle scelte prese dai personaggi e considerarle alcune giuste e alcune sbagliate. “Substantia” ti porta a provare forti emozioni, e sei tu che devi condividere o meno le scelte che i protagonisti fanno. Puoi sentirti padre di famiglia, come Massimo, o un genio indifeso come Anton, oppure scegliere una via diversa, quella della dedizione inconsulta ad una causa, come è per Ramiro. Tutti ottimi motivi, ma fino a che punto sei disposto a spingerti per affermare le tue convinzioni? Fino a che punto sei disposto a seguire il tuo personaggio preferito, a condividere ciò che fa per raggiungere il suo scopo? Senza contare che nel romanzo ci sono altrettante figure femminili estremamente forti, come la madre di Anton, Agatha, che è uno di quei personaggio che resta nel cuore.
Per i tuoi prossimi lavori letterari, prevedi di cambiare genere o di proseguire su questo filone?
In realtà ho già in cantiere un altro progetto, di genere diverso, perché credo che fossilizzarsi su un singolo genere uccida la fantasia dello scrittore, e poi è importante misurarsi con se stessi e provare a spingersi oltre. Di certo non creerò una trama più semplice, il mio obiettivo è di far sì che ogni capitolo abbia un colpo di scena e spinga a leggere il successivo, al di la del genere di romanzo. Solo quando sarò certo che anche questo nuovo progetto rispetti dei canoni che mi sono fissato, mi proporrò ad un editore. Di certo mi porterò dietro l’esperienza maturata con “Substantia”, ho conosciuto molte persone con cui mi sono confrontato, e con cui ho avuto delle bellissime collaborazioni, ed è stata un’esperienza davvero indimenticabile.

Bene, Simone. Ti ringraziamo moltissimo per averci permesso di approfondire la tua conoscenza con questa intervista e di averci proiettato nel tuo appassionante mondo letterario. Tutti noi di “Ophelia’s friends” ti auguriamo di ottenere delle splendide soddisfazioni non soltanto con Substantia, ma anche con tutti i prossimi romanzi che scriverai. Ci sentiamo di complimentarci moltissimo anche tua madre che rappresenta di sicuro un modello da seguire. Alimentare la fantasia del proprio bambino, educandolo alla letteratura fin dall’infanzia, è un aspetto fondamentale per lo sviluppo della sua sensibilità e umanità. Un grazie a lei da parte di tutti noi!
(Questa pubblicazione è di proprietà del Blog, ne è vietata ogni riproduzione senza l’autorizzazione del titolare. Diventa anche tu follower del Blog!)