di Stefania Romito
Carissimi amici di Ophelia, sono davvero felice di potervi presentare Mario Guadalupi, uno scrittore del gruppo che stimo molto per la sua profonda sensibilità e per il suo talento letterario 🙂
Benvenuto nel nostro gruppo letterario, Mario. Per me è un grande piacere averti tra noi. Tu ti occupi di strategia della comunicazione e di progetti culturali. Il tuo percorso artistico è molto ricco e variegato. Nel 1970 pubblichi un libro di poesie dal titolo “Con il cuore e con le unghie”, nel 1984 pubblichi “Pier” (percorso esoterico dall’Uomo al Cristo, in serigrafia a simboli ed immagini). Nel 2008 pubblichi un poema epico in prosa intitolato “I giardini fioriti di Ol’Mar”.
Uno strepitoso poema epico in prosa, tra fiaba e poesia, che, come tu stesso hai dichiarato, forse solo alcuni riusciranno a leggere in questo secolo, rifacendoti a Nietzsche quando affermava, in merito al suo libro “L’anticristo”, “Questo libro è riservato a pochissimi. Forse nemmeno uno di essi è ancora nato”. Vuoi spiegare cosa ti ha spinto a optare per questa particolare scelta letteraria?
Mia Madre è nata a Praga e mio padre a Venezia. Dunque sono stato generata da una città di fiaba e una città di poesia. Il mio sangue e il cognome che porto sono di etimologia araba-spagnola, sono allora un meticcio europeo, caso abbastanza raro. Ho iniziato a scrivere molto presto: la mia prima poesia a 12 anni e a 13 anni ho cominciato a lavorare. Nel 1971 a Roma nella Sala della Protomoteca in Campidoglio ho ritirato un premio per la poesia, ne ho preso un altro nel 1972 che non sono andato a prendere e poi non ho più partecipato a premi. Avevo capito che non scrivevo per ricevere premi. E nemmeno scrivevo per essere capito, per piacere o per divertire. Scrivevo perché scrivere è un modo di suicidarsi di autodistruggersi o forse di metamorfizzarsi dunque con un senso assolutamente personale. Per anni e anni ho continuato a scrivere indefessamente ma senza pubblicare. A 60 anni, con la morte del mio caro amico d’infanzia, ho improvvisamente scoperto che avevo ormai più passato che futuro. Allora ho deciso di chiudere tutto ciò che avevo aperto anno dopo anno e pubblicarlo, ove possibile.
“Qualunque sia la persona che si sceglie, l’amore è amore. Nient’altro conta”. E’ sulla base di questo messaggio che hai concepito il tuo ultimo lavoro letterario “Praga è sul mare”, edito da MR Editori?
L’amore è l’unica potentissima arma vincente nella vita. L’amore è strategico e alla fine comunque vincerà su tutto e su tutti. L’odio è di breve termine, tattico e comunque subisce la legge del contrappasso; disgraziato quello che non lo capisce. L’amore non ha distinzione di sesso lingue religione, mai. Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, ha twittato “Love is love”- che prescinde da qualsiasi modo di essere. Papa Francesco ha affermato: “Circa i gay io non giudico, se è una persona di buona volontà, chi sono io per giudicare?”.
La storia del romanzo si sviluppa in due parti, anzi in due libri veri e propri. Il primo si intitola “Frammenti d’Ambra” e racconta l’amore appassionato fra due donne, Ambra e Marta, e la lunga relazione vissuta fra sentimenti, lavoro e viaggi. Quali sono gli aspetti del loro rapporto sui quali tendi a concentrare maggiormente la narrazione?
Nel 1981, quando abitavo a Rio, ho scritto un romanzo “Frammenti d’ambra” che è rimasto nel cassetto per 30 anni. Nel 2014 l’ho completato con una seconda parte e adesso ha il titolo: “Praga è sul mare”. Il primo libro è di fatto solo disperazione. Qualche signora che non molto tempo fa ha letto solo questo primo libro mi ha rimproverato duramente per l’eccessiva angoscia e per l’ineluttabilità verso cui è portato il personaggio principale. Il non esserci alcuna speranza è il richiamo che mi hanno fatto vari lettori, forse giustamente.
Nel secondo libro “Non lasciarmi morire” il rapporto viene considerato, a trent’anni di distanza, da una prospettiva totalmente differente. Cos’è variato nei loro sentimenti e cosa, invece, è rimasto immutato?
Nel secondo libro il lettore vi troverà l’amore universale. Non posso dire di più perche se non lo si legge non si può capire la nuova visione della realtà, dopo trenta anni, che interviene tra le due donne. Importante è sapere che vi troverà la trasformazione da Eros a Agape. Cioè dall’amore terreno fisico erotico dionisiaco e materiale alla bellezza dell’amore spirituale apollineo e trascendente attraverso una storia di passione e di sofferenza comune a tutte le coppie umane di qualsiasi genere esse siano. L’amore tra due donne – di cui tratta profondamente anche la seconda parte – parla soprattutto, aldilà di qualche episodio sessuale, di sentimenti e di poesia e di dolcezza. Non credo sia possibile a nessuno vivere senza amare, e comunque se accadesse, sarebbe una vera vita di “merda”.
Tu affermi, parafrasando Kafka, che “La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio”. Questo romanzo potrebbe essere concepito come un inno alla bellezza?
Questo romanzo è un inno assoluto all’amore e l’amore non è altro che un modo di manifestarsi della bellezza. Bellezza e amore sono due identità e sono due lati della stessa medaglia. Tutto ciò che scrivo e faccio anche nella vita è rivolto all’amore e ispirato da Madre Teresa di Calcutta che ho voluto mettere nell’ultimissima pagina del libro, dopo l’indice: “Vivi per la tua vita, ama chi ti ama e aiuta quando puoi, sogna sempre mete impossibili, regalati in ogni istante attimi di vita eterna e in tutto questo immenso vivere racchiudi la magia dell’amore.” Perché Il Sapere è Amare, Non Esiste Alcun Altro Sapere”.
Ti ringraziamo molto, Mario, per le bellissime emozioni che ci hai donato con questa meravigliosa intervista. Leggeremo i tuoi libri per rivivere la magia dell’amore e quindi della vita, perché non c’è vita senza amore e non c’è amore senza vita. Grazie per avercelo ricordato e per averci commosso nel profondo.
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