di Stefania Romito
Durante i quasi quaranta anni (dall’inizio del secolo alla seconda guerra mondiale) dell’egemonia idealistica in campo filosofico, maturarono in Italia alcune alternative teoriche legate a gruppi e scuole di diversa provenienza. Tra questi orientamenti non idealistici un posto centrale, per l’ampiezza del suo orizzonte culturale e speculativo e per la fecondità dei suoi sviluppi, è occupato dal razionalismo critico di Antonio Banfi.
Nato nel 1886 a Vimercate (Milano), Banfi studiò a Milano, sotto la guida del filosofo kantiano Piero Martinetti, e nel 1910-11 frequentò in Germania i seminari di Simmel e Husserl. Insegnante per vari anni nei licei, dal 1939 alla morte (1957) fu professore nell’università di Milano. Importante per Banfi fu anche l’esperienza della Resistenza, che contribuì a promuovere una trasformazione in senso marxista del suo razionalismo critico e lo spinse nel dopoguerra sulla via di un accentuato impegno politico.
Alle origini della riflessione banfiana sta un preciso rapporto col trascendentalismo di Kant e con la “filosofia della vita” di ascendenza simmeliana. Attraverso Kant, Banfi concepisce la filosofia come conoscenza antimetafisica, critica e fenomenologica, rivolta essenzialmente a fissare le condizioni strutturali che rendono possibile e organizzano le varie forme dell’esperienza. Tali condizioni, che si collegano tra loro fino a costituire un sistema, hanno una fisionomia soprattutto ideale: piuttosto schemi trascendentali e costruzioni regolative del sapere che non strutture date empiricamente e oggettivamente.
L’influenza di Simmel è invece accertabile in Banfi nella sua interpretazione della realtà come universo dinamico e vitale, articolato da infinite “forme” culturali. Queste forme non sono costituite da principi o valori universali-astratti , ma agiscono nella concreta realtà umana e storica, assumendo una grande varietà di aspetti e significati. Quanto alla filosofia, essa è concepita in primo luogo come presa di coscienza razionale del complesso rapporto intercorrente tra esperienza vissuta e forme spirituali. La sua funzione fondamentale consiste nel cogliere e nell’analizzare, relativamente ai vari campi della cultura, sia i loro presupposti e le loro strutture fondative, sia la loro ricca fenomenologia.
Accanto a Kant e Simmel l’altro grande maestro di Banfi fu Husserl, dal quale egli trasse un orientamento antipsicologistico nell’analisi del pensiero, una concezione accentuatamente teoretico-gnoseologica della filosofia e un programma di descrizione fenomenologia dell’esperienza.
Nel pensiero di Banfi sono presenti anche altre due componenti essenziali: l’hegelismo e il marxismo. Secondo la stessa testimonianza di Banfi, Hegel fu “il primo tra i grandi maestri” che lo guidò “sulla via del pensiero speculativo“. Di Hegel Banfi valorizza il rapporto dialettico tra ragione e realtà, l’esigenza di una riflessione sistematico-unitaria sull’esperienza vista come compito primario della filosofia, la concezione dinamico-processuale di questa stessa esperienza. Infine l’orientamento marxista matura in Banfi non solo in rapporto a certi studi e letture, ma anche in rapporto a determinate esperienze personali e politiche.
Nel periodo della crisi bellica e post-bellica, Banfi sottolineerà la validità del marxismo sia come teoria della rivoluzione sociale, sia come principio di rinnovamento etico e culturale. In effetti il marxismo potenzia, a suo avviso, “l’atteggiamento critico del pensiero” e diviene la forma più ricca della “coscienza storica” e dell’attività intellettuale. E’ tra il 1922 e il 1943 che Banfi ha organizzato in sede dottrinale la propria posizione filosofica. Essa assume, sempre più chiaramente, l’aspetto di un “razionalismo etico” (l’espressione è dello stesso Banfi) che integra esperienza e ragione in una prospettiva non dogmatica. Tale razionalismo critico si esprime, da un lato, in una concezione della ragione come principio fondante e unificante ma, insieme, anche intimamente articolato e pluralistico; dall’altro, in un’analisi fenomenologica della cultura, indagata nei suoi diversi piani e momenti.