di Stefania Romito
Coinvolgente e appassionante è stato l’incontro di Pierfranco Bruni (poeta, saggista e scrittore) su Pirandello tenutosi a Taranto, in occasione dei 150 anni dalla nascita, presso lo Studio d’Arte Start Up. Autore di un bellissimo saggio letterario dedicato a Pirandello, dal titolo “Il tragico e la follia” (Nemapress Edizioni), Pierfranco Bruni ha affascinato i presenti con la trattazione di importanti tematiche di grandissimo interesse non soltanto di carattere letterario, come l’importanza delle radici nella poetica di Pirandello, radici che hanno imposto un vero e proprio processo esistenziale.
Girgenti, terra in cui la letteratura è teatralità, rappresenta l’ispirazione privilegiata per la produzione letteraria e drammaturgica di Luigi Pirandello. La lingua di Girgenti, che costituirà anche l’argomento della sua tesi di laurea, diventa punto di partenza per l’elaborazione di un linguaggio connotato dalla contaminazione di diverse culture: araba, latina, greca. Un linguaggio di grande modernità, basti pensare al “Fu Mattia Pascal”, pubblicato nel 1904, che costituisce uno vero e proprio spartiacque non soltanto da un punto di vista semantico. «Il Novecento nasce con Pirandello e non con D’Annunzio, il cui linguaggio conservava ancora chiare connotazioni di fine Ottocento. Il “Fu Mattia Pascal” è un romanzo moderno a tutti gli effetti» sottolinea Bruni «Un romanzo in cui viene trattato il tema del doppio, della scomparsa, della morte, dell’assenza e del viaggio».

E il tema del viaggio, dell’ulissismo, diventa tematica privilegiata anche di un altro interessantissimo testo pubblicato di recente da Pierfranco Bruni, dal titolo “Il viaggio accanto” (Ferrari Editori). Un libro che rappresenta un omaggio ad un altro grande autore della letteratura italiana del primo Novecento: Corrado Alvaro.
Bruni ha tenuto a sottolineare come Alvaro fosse un grande conoscitore non soltanto di Pirandello ma anche di Pavese, mettendo in luce alcune strane coincidenze che legano questi tre autori nei quali è sempre presente il “tema della nostalgia” e della “memoria”: «La cabala ci dice. Pirandello muore nel 1936. Alvaro muore nel 1956. Pavese pubblica il suo primo libro nel 1936. Mentre il libro chiave di Alvaro, “L’uomo nel labirinto”, risale al 1926. Allo stesso anno risale anche il Pirandello di “Uno, nessuno e centomila”. Ecco. Mi fermerei qui. I numeri tra Pirandello Alvaro e Pavese sono la metafisica dell’anima».
L’interessante conversazione con Pierfranco Bruni è proseguita attraverso l’approfondimento della sfera sentimentale di Pirandello, D’Annunzio e Pavese. Tre autori legati ad altrettante donne di grande fascino che hanno costituito il fulcro centrale della loro poetica. Emozionante è stata la rievocazione del grande sentimento d’amore che Pirandello nutriva per la giovane attrice di teatro, Marta Abba. Un amore sul quale continuano a rimanere molte ombre, mentre parecchio si sa riguardo l’appassionante relazione d’amore tra D’Annunzio ed Eleonora Duse. Tragici e intensi sono invece stati i riferimenti alla struggente relazione tra Cesare Pavese e Costance Dowling, affascinante attrice americana.
Di questo e di altro si è parlato insieme a Pierfranco Bruni, straordinario letterato del nostro tempo che non smette mai di sorprendere per la sua vasta conoscenza e competenza letteraria.